“Gesù allora quando vide piangere Maria e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò” (Gv 11,33)

Sant'Ambrogio (ca 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa - Per la morte di suo fratello, § 6

novembre 02 , 2018
Perché piangerti, fratello mio che tanto mi amavi e che mi è stato tolto…? Poiché non ho perso il rapporto con te; è completamente cambiato: finora era inseparabile dal mio corpo, ora è indissociabile dai sentimenti. Resti con me e vi resterai sempre… L’apostolo Paolo mi ricorda e mette una specie di freno al mio dolore con le parole…: “Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza” (1Tes 4,13)… Ma le lacrime non sono segno di mancanza di fede o di debolezza. Il dolore naturale è una cosa, la tristezza dell’incredulità è un’altra… Non si piange solo per il dolore: la gioia ha le sue lacrime, anche l’affetto fa piangere e la parola bagna il suolo di lacrime, e la preghiera, come dice il profeta, irrora di lacrime il letto (Sal 6,7). Quando ha seppellito i patriarchi, il popolo ha pianto molto. Le lacrime sono dunque segno di affetto e non spingono a soffrire. Ho pianto, lo confesso, ma il Signore pure ha pianto (Gv 11,35); lui ha pianto uno che non era della sua famiglia, io un fratello. Lui, in un uomo, ha pianto tutti gli uomini; io piangerò mio fratello in tutti gli uomini. E’ con la nostra sensibilità che Cristo ha pianto, non con la sua, poiché Dio non può piangere… Ha pianto in quest’uomo che era “triste fino alla morte “ (Mt 26,38); ha pianto in colui che è stato crocifisso, è morto, è stato sepolto; ha pianto in quest’uomo … nato dalla Vergine.    

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