III Domenica di Pasqua - Anno B

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

aprile 14 , 2024

Quando hai paura anche Cristo può spaventarti come chi vuole darti un abbraccio e tu hai invece la sensazione che sia uno dei tanti che vuole farti male così come ti è già capitato tante volte. Quando sei troppo felice puoi pensare che tutto sia troppo bello per essere vero e che prima o poi verrà fuori una fregatura nascosta. Credo che questo sia il motivo per cui Gesù per convincere i suoi discepoli di essere realmente Lui compie un gesto significativo: "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho". Sembra paradossale, ma Gesù per farsi credere chiede di guardare dentro le sue ferite. Dovremmo forse anche noi trovare il coraggio di fare la stessa cosa. Guardare nella nostra debolezza ci farà scoprire la potenza nascosta e imprevedibile della Pasqua. Perché la Grazia di Dio agisce proprio nella nostra debolezza. Delle volte Cristo non lo riconosciamo nella nostra vita perché pensiamo che se ci fosse noi non saremmo così deboli, così feriti, così fragilmente umani, ma se trovassimo il coraggio di guardare al fondo della nostra debolezza e delle nostre ferite ci accorgeremmo che Egli è proprio lì, e lì vorrebbe essere riconosciuto, accolto e amato. Ma riuscire a fare questo è un dono, per questo il vangelo conclude dicendo: "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture". Il dono della fede è il dono di saper riconoscere in ciò che ci sembra un fallimento e una ferita i segni più convincenti della verità della Pasqua. "Quando sono debole è allora che sono forte" aggiungerà San Paolo. 

 

FONTE

Liturgia delle Ore

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