"Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese"

Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa - Lettera 85 a Nicola da Osimo, n° 39

ottobre 19 , 2021
Accade spesso che un uomo lavori a qualcosa che non riesce come desiderava; la tristezza e la noia si impadroniscono allora della sua mente, ed egli dice a se stesso: Sarebbe meglio rinunciare a questa impresa che mi ha portato via tanto tempo, senza alcun risultato, e cercare la pace e il riposo della mia anima. L'anima deve allora resistere con la fame dell'onore di Dio e della salvezza delle anime; deve confutare le parole dell'amor proprio, dicendo: Non voglio evitare e fuggire dal lavoro, perché non sono degno della pace e del riposo; voglio rimanere al posto che mi è stato affidato, e rendere coraggiosamente onore a Dio lavorando per lui e per il mio prossimo. A volte il diavolo, per disgustarci dalle nostre imprese, ci fa dire, quando vediamo il tumulto del nostro spirito: offendo Dio più di quanto lo serva; sarebbe meglio abbandonare questa faccenda, non per disgusto, ma per non commettere più alcuna colpa. O Padre carissimo, non ascoltare te stesso, non ascoltare il diavolo, quando ti mette questi pensieri nella mente e nel cuore; ma abbraccia le fatiche con gioia, con un desiderio santo e ardente, e senza alcun timore servile. Non temere di offendere Dio, perché l'offesa consiste in una volontà perversa e colpevole. Quando la volontà non è secondo Dio, c'è peccato; ma quando l'anima è privata della consolazione che sperimentava nel recitare l'Ufficio e i salmi, quando non può pregare nel tempo, nel luogo e nella pace che vorrebbe avere, non perde lo sforzo, perché lavora per Dio. Non deve essere influenzata da questo, specialmente quando è stanca nel servizio della Sposa di Cristo: tutto quello che facciamo per lei è così meritorio e così gradito a Dio che la nostra intelligenza non è in grado di capirlo o immaginarlo.     

Nell'educazione della fede decisivo è l'esempio

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