Signore, dove vai?

Martedì della Settimana Santa

marzo 30 , 2021

1) Preghiera

Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio,

per gustare la dolcezza del tuo perdono.

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2) Lettura: Libro di Isaia 49, 1 - 6

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».

Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza –, e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele.

Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».

3) Commento su   Libro di Isaia 49, 1 - 6

"Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome". (Is 49,1) - Come vivere questa Parola?

Il cammino spirituale, nella Settimana Santa, si fa più intenso: in luce e fuoco di brani della Sacra Scrittura che lumeggiano il mistero di Gesù nella Passione. Sì, è mistero di grande patire ma il valore ed il significato di Gesù che accetta liberamente di essere annientato, acquista spessore, perché quanto avevano detto di Lui i profeti (qui è Isaia) mette in evidenza la grandezza e l'identità umano-divina della sua Persona.

Non a caso l'autore esordisce chiedendo un ascolto di grande attenzione, non solo da parte degli israeliti, ma di gente delle nazioni lontane.

Ciò che qui si illumina è la chiamata: il pronunciamento del nome, non alla nascita, ma già da quando era un piccolo "seme" nell'utero della madre.

È un inizio che affonda le radici in un progetto di salvezza talmente grande da farlo emergere in questo modo. Quel che però oggi vogliamo fissare qui è la forza della chiamata di Dio in ordine a ciascuno di noi.

È forza e bellezza, forza e consolazione. Custoditi e chiamati per nome ben prima che aprissimo gli occhi alla vita, prendiamo coscienza di quale valore e dignità e grandezza è il nostro essere uomo o donna e cristiani.

Così anche nei giorni difficili in cui forse anche nella nostra vita si levano minacce o accuse o contrarietà non irrisorie, saremo certi che tutto in noi viene dal grande Amore di un Dio che ci è Padre e Madre nella forza e nella tenerezza con cui vuole sempre il nostro vero bene: un bene che si autentica quando viviamo il progetto di Dio a servizio non dell'egoismo, ma di quanto giova ai fratelli.

Ecco la voce del Santo dei giovani San Giovanni Bosco: Tutti dobbiamo portare la croce come Gesù, e la nostra croce sono le sofferenze che tutti incontriamo nella vita!

«È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra». (Is 49,6) - Come vivere questa Parola?

Ecco: ‘la Salvezza fino all'estremità della terra? è una meta luminosa che espone tutta l'umanità al sole più terapeutico che esiste: appunto quello della Salvezza.

La profezia di Isaia è chiara e consolante: Gesù - di cui Isaia sta profetizzando - è questa la Luce delle nazioni? Egli stesso è Salvezza per ogni uomo di questo mondo, a qualsiasi popolo nazioni etnia appartenga.

Talmente grande l'Amore di Dio per noi, che Gesù, il Figlio unigenito, ‘Dio da Dio’ ha vissuto in delirio di ogni obbrobrio nella passione e nella morte.

È proprio quello che questa S. Settimana non solo evoca, ma celebra coinvolgendo ogni fedele fin nell'intimo del cuore e della vita.

Per favore non lasciamocela ghermire dalla indifferenza, da uno stanco tradizionalismo ripetitivo di funzioni religiose senza partecipazione del cuore e della vita sempre minacciata dalla nostra continua corsa al fare? e poi ancora e poi ancora ‘fare’.

Signore, aiutami a evitare il chiasso di troppe parole. Nei miei impegni quotidiani io metta anche quello di leggere e penetrare con la tua grazia i testi sacri di questi giorni. Convertimi al tuo amore.

Ecco la voce di un vescovo santamente famoso + Tonino Bello: Consideriamo come una gioia le piccole (o grandi) sofferenze di questi giorni unendoci con cuore vivo alle sofferenze del Signore.

E troppo poco che tu sia mio servo... Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra (Is 49,6) - Come vivere questa Parola?

Continua la lettura dei cantici del Servo del Signore e continua la riflessione sui nostri atteggiamenti di "servi fedeli", di coloro che ascoltano e mettono in pratica la parola del Signore, secondo la vocazione di cui siamo stati investiti. A volte però noi ci accontentiamo ad essere "servi fedeli": eseguiamo perfettamente i compiti che ci sono stati assegnati, rispettiamo quelli degli altri e... aspettiamo la giusta ricompensa.

Sarebbe troppo comodo ad essere servi solo così. Il Signore ci invita ad allargare l'orizzonte oltre il cerchio ristretto delle nostre mansioni quotidiane. Accogliendo il Signore nella nostra vita accettiamo anche il suo compito e il suo modo di essere luce di salvezza per tutti i popoli - e quindi per tutte le persone che oggi incontriamo sulla nostra strada, ma di cui forse non ce ne accorgiamo oppure addirittura le ignoriamo. Chiniamoci verso di loro, prendiamocene cura! Affinché anche loro possano attendere la salvezza del Signore, e tutti noi insieme diventare luce illumina il mondo.

Sii tu la mia roccia, Signore, una dimora sempre accessibile! (dal Salmo responsoriale 71,3)

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4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 13, 21-33. 36-38

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

 

5) Commento sul Vangelo secondo Giovanni  13, 21-33. 36-38

Uno di voi mi tradirà.

L'annuncio del tradimento di uno di loro coglie di sorpresa e getta nello sgomento i dodici. Cristo svela la personalità del traditore in modo simbolico. Porge a Giuda un pezzo di pane, intinto nel piatto comune: ulteriore gesto di amicizia. Ma Giuda rifiuta l'amicizia, si chiude in se stesso, s'immerge interamente nel tradimento. Nessuno si accorge, tranne coloro a cui viene rivelato, perché ognuno è padrone della sua coscienza, e il Signore ci lascia completamente liberi. Giuda esce immediatamente dal cenacolo; si autoesclude dal gruppo. "Era notte – dice l'evangelista – era notte veramente nel cuore di questo discepolo". La vicenda di Gesù si andrà dipanando inesorabilmente verso la morte, ma l'esito è del tutto imprevedibile. Gesù annuncia un viaggio in un luogo inaccessibile ai discepoli e, poco prima l'aveva detto anche ai giudei, sotto il segno di una glorificazione sua e del Padre. Tuttavia tale annuncio era stato una minaccia per i giudei; per i discepoli ha il tono di un tenero e dispiaciuto addio. In questa drammatica situazione Pietro intuisce confusamente che qualcosa di grave sta per accadere, e con il suo solito entusiasmo, è disposto a dare la sua vita per Cristo! Gesù, conoscendo la fragilità umana e la sincerità del suo discepolo, rispose: "Daresti la tua vita per me? Non canterà il gallo, che tu non m'abbia rinnegato tre volte". Pietro non si rende conto, ma anche per lui, quella, sarà una notte di tradimento. Gesù deve patire da solo, in una solitudine che allontana da lui gli amici più cari. E giungerà al termine della sua vita con un esito apparentemente fallimentare. Già si era rassomigliato al chicco di grano che cade in terra e muore per portare molto frutto. Posiamo anche noi il capo sul suo petto, per coglierne i battiti e i fremiti di fronte ai non sempre riconosciuti nostri tradimenti. Ma non per questo, ci lascia soli. Ci ama e ci attende. La nostra fiducia in lui sia come la sua nella fedeltà e nell'amore del Padre.

 

Siamo al terzo giorno della Settimana Santa. I testi del vangelo di questi giorni ci mettono dinanzi a fatti terribili che condurranno alla prigione ed alla condanna di Gesù. I testi non ci espongono solamente le decisioni delle autorità religiose e civili contro Gesù, ma anche i tradimenti e i negoziati dei discepoli che resero possibile la presa di Gesù da parte delle autorità e contribuirono enormemente ad aumentare la sofferenza di Gesù.

 

Giovanni 13,21: L’annuncio del tradimento. Dopo aver lavato i piedi ai discepoli (Gv 13,2-11) ed aver parlato dell’obbligo che abbiamo di lavarci i piedi a vicenda (Gv 13,12-16), Gesù si commuove profondamente. E non è da meravigliarsi. Lui stava compiendo quel gesto di servizio e di dono totale di sé, mentre accanto a lui uno dei discepoli stava tramando come tradirlo quella stessa notte. Gesù esprime la sua commozione dicendo: “In verità, in verità vi dico, uno di voi mi tradirà!” Non dice: “Giuda mi tradirà”, ma “uno di voi”. È qualcuno del suo circolo di amicizia che lo tradirà.

 

Giovanni 13,22-25: La reazione dei discepoli. I discepoli si impauriscono. Non si aspettavano questa dichiarazione e cioè che uno di loro sarebbe stato il traditore. Pietro fa segno a Giovanni di chiedere a Gesù chi dei dodici avrebbe commesso il tradimento. Segno questo che non si conoscevano bene tra di loro, non riuscivano a capire chi potesse essere il traditore. Segno, cioè, che l’amicizia tra di loro non aveva raggiunto la stessa trasparenza di Gesù con loro (cf. Gv 15,15). Giovanni si inclinò vicino a Gesù e gli chiese: “Chi è?”

 

Giovanni 13,26-30: Gesù indica Giuda. Gesù dice: è colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò. Prende un pezzo di pane, lo intinge e lo porge a Giuda. Era un gesto comune e normale che i partecipanti ad una cena usavano fare. E Gesù disse a Giuda: “Quello che devi fare, fallo al più presto!Giuda aveva una borsa comune. Era incaricato di comprare le cose e di dare l’elemosina ai poveri. Per questo, nessuno percepì nulla di speciale nel gesto e nelle parole di Gesù. In questa descrizione dell’annuncio del tradimento c’è l’evocazione del salmo in cui il salmista si lamenta dell’amico che lo tradì: “Perfino il mio amico, in cui avevo fiducia e che mangiava il mio pane, è il primo a tradirmi” (Sal 41,10; cf. Sal 55,13-15). Giuda si rende conto che Gesù era a conoscenza di tutto (Cf. Gv 13,18). Ma pur sapendolo, non torna indietro e mantiene la decisione di tradire il suo Maestro. È questo il momento in cui avviene una separazione tra Giuda e Gesù. Giovanni dice che satana entrò in lui. Giuda si alza ed esce. Si mette dalla parte dell’avversario (satana). Giovanni commenta: “Era di notte”. Era oscurità.

 

Giovanni 13,31-33: Comincia la glorificazione di Gesù. È come se la storia avesse aspettato questo momento di separazione tra la luce e le tenebre. Satana (l’avversario) e le tenebre entrano in Giuda quando lui decide di eseguire ciò che stava tramando. In quel momento si fece luce in Gesù che dichiara: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito!” Tutto ciò che succederà d’ora in poi è per contagio regressivo. Le grandi decisioni erano già state prese sia da parte di Gesù (Gv 12,27-28) ed ora da parte di Giuda. I fatti si precipitano. E Gesù lo annuncia: “Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire”. Manca poco al passaggio, alla Pasqua.

 

Giovanni 13,34-35: Il comandamento nuovo. Il vangelo di oggi omette questi due versi sul nuovo comandamento dell’amore, e comincia a parlare dell’annuncio della negazione di Pietro.

 

Giovanni 13,36-38: Annuncio della negazione di Pietro. Insieme al tradimento di Giuda, il vangelo parla anche della negazione di Pietro. Sono i due fatti che contribuiscono di più al dolore di Gesù. Pietro dice che è disposto a dare la vita per Gesù. Gesù lo richiama alla realtà: “Tu sei disposto a dare la vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”. Marco aveva scritto: “Prima che il gallo canti due volte, tu mi avrai rinnegato tre volte” (Mc 14,30). Tutti sanno che il gallo canta rapidamente. Quando al mattino il primo gallo comincia a cantare, quasi nello stesso tempo tutti i galli cantano insieme. Pietro è più rapido nella sua negazione che il gallo a cantare.

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6) Per un confronto personale

Giuda, l’amico, diventa il traditore. Pietro, l’amico, nega Gesù. Ed io? Mi metto nella situazione di Gesù e penso: come affronta la negazione ed il tradimento, il disprezzo e l’esclusione?

 

7) Preghiera finale: Salmo 70

La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

 

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.

Per la tua giustizia, liberami e difendimi,

tendi a me il tuo orecchio e salvami.

 

Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile;

hai deciso di darmi salvezza:

davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!

Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

 

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,

la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.

Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,

dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

 

La mia bocca racconterà la tua giustizia,

ogni giorno la tua salvezza, che io non so misurare.

Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito

e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

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