14. La dimensione erotica dell’amore

Salmo 16
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
[2] Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene».
[3] Agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore.

[4] Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.
[5] Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.

[6] Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda.
[7] Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce.

[8] Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.
[9] Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro,

[10] perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
[11] Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

Dal Cantico dei Cantici (Ct 1,2-4; 3,1-4)
[2] Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore. [3] Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome: per questo le ragazze di te si innamorano. [4] Trascinami con te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo di te, ricorderemo il tuo amore più del vino. A ragione di te ci si innamora! […]
[3,1] Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. [2] Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato. [3] Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: «Avete visto l'amore dell'anima mia?». [4] Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amore dell'anima mia. Lo strinsi forte e non lo lascerò, finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha concepito.

Il cammino dell’amore comprende il coinvolgimento totale di sé, attraverso gesti e sentimenti. L’eros nell’amore non è da vedere come peccaminoso e moralmente sbagliato. È da coinvolgere nel dono totale di sé. Vigilare affinchè nell’amore non ci sia egoismo è l’attenzione da prestare nel cuore, ma vivere l’amore nella “carestia dei gesti” che esplicitano il fascino, il desiderio e l’interesse per l’altro significa spegnere la fiamma dell’amore

Dall’AL
150. Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature. Quando la si coltiva e si evita che manchi di controllo, è per impedire che si verifichi «l’impoverimento di un valore autentico». San Giovanni Paolo II ha respinto l’idea che l’insegnamento della Chiesa porti a «una negazione del valore del sesso umano» o che semplicemente lo tolleri «per la necessità stessa della procreazione». Il bisogno sessuale degli sposi non è oggetto di disprezzo e «non si tratta in alcun modo di mettere in questione quel bisogno».
151. A coloro che temono che con l’educazione delle passioni e della sessualità si pregiudichi la spontaneità dell’amore sessuato, san Giovanni Paolo II rispondeva che l’essere umano è «chiamato alla piena e matura spontaneità dei rapporti», che «è il graduale frutto del discernimento degli impulsi del proprio cuore».  È qualcosa che si conquista, dal momento che ogni essere umano «deve con perseveranza e coerenza imparare che cosa è il significato del corpo».  La sessualità non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio, con il suo sacro e inviolabile valore. In tal modo «il cuore umano diviene partecipe, per così dire, di un’altra spontaneità». In questo contesto, l’erotismo appare come manifestazione specificamente umana della sessualità. In esso si può ritrovare «il significato sponsale del corpo e l’autentica dignità del dono». Nelle sue catechesi sulla teologia del corpo umano, san Giovanni Paolo II ha insegnato che la corporeità sessuata «è non soltanto sorgente di fecondità e di procreazione», ma possiede «la capacità di esprimere l’amore: quell’amore appunto nel quale l’uomo-persona diventa dono». L’erotismo più sano, sebbene sia unito a una ricerca di piacere, presuppone lo stupore, e perciò può umanizzare gli impulsi.
152. Pertanto, in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi. Trattandosi di una passione sublimata dall’amore che ammira la dignità dell’altro, diventa una «piena e limpidissima affermazione d’amore» che ci mostra di quali meraviglie è capace il cuore umano, e così per un momento «si percepisce che l’esistenza umana è stata un successo».

Per approfondire
- Riesco a vivere la mia sessualità e le tensioni ad essa legate con semplicità facendomi aiutare a maturare?
- Riesco a cogliere il valore legato ai gesti nelle relazioni? Riesco ad esprimere il bene che sento mediante segni di attenzione?

Preghiamo
Signore, quei due si amano. Io lo so. Tu lo sai. Davanti a me si sono abbracciati. Io li ho guardati. Tu li hai guardati. Eravamo felici, vero? Perché è bello, Signore, questo gesto del bacio, quando è sacramento dell’amore. Scambio di sospiri: «Ti dono la mia vita, e accolgo la tua». Unione di labbra: «Mi offro in nutrimento e tu mi sazi». Così gli amanti, in comunione fra loro, tentano di realizzare il loro sogno di unità. Sì, è bello, Signore, perché quei due si amano, nella tua luce oggi, se lo sono detto, ed io sottovoce, ti ho ringraziato per il nostro corpo, che senza frasi, senza parole, può sussurrare ti amo, a tutti quelli che amiamo. Tu ci hai donato un corpo, Signore, mani e labbra per fare parlare il nostro cuore che batte, ma non ha parole. Senza corpo la nostra anima sarebbe muta, e il nostro amore in gabbia, e senza corpo nessuno potrebbe conoscere l’amore dell’altro né il suo canto di tenerezza. Donaci di apprezzare la concretezza dell’amore senza usare degli altri per appagare i nostri bisogni. Amen

(M. Quoist, Cammino di preghiera, SEI, Torino 1989)

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