15. I figli
Salmo 127
[1] Se il Signore non costruisce la casa,
invano si affaticano i costruttori.
Se il Signore non vigila sulla città,
invano veglia la sentinella.
[2] Invano vi alzate di buon mattino
e tardi andate a riposare,
voi che mangiate un pane di fatica:
al suo prediletto egli lo darà nel sonno.
[3] Ecco, eredità del Signore sono i figli,
è sua ricompensa il frutto del grembo.
[4] Come frecce in mano a un guerriero
sono i figli avuti in giovinezza.
[5] Beato l'uomo che ne ha piena la faretra:
non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta
a trattare con i propri nemici.
Dal libro di Tobia (Tb 8,3-4. 15-19)
[3]Chiamò il figlio e gli disse: «Figlio, quando morirò, dovrai darmi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa' ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. [4] Ricòrdati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dovrai darle sepoltura presso di me, in una medesima tomba. [5] Ogni giorno, o figlio, ricòrdati del Signore; […] [15] Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza. [16] Da' del tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti avanza e quando fai elemosina il tuo occhio non abbia rimpianti. [17] Deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. [18] Chiedi consiglio a ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. [19] In ogni circostanza benedici il Signore Dio e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene e abbassa chi vuole fino al profondo degli inferi. E ora, figlio, ricòrdati di questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
Sebbene il paragrafo che proponiamo si trovi nella prima parte dell’Esortazione Apostolica, lì dove il Papa presenta la famiglia alla luce della Parola di Dio, ci è sembrato opportuno collocare la scheda sui figli a questo punto del nostro itinerario, in successione alle schede sulle dimensioni estetica ed erotica dell’amore. Ogni amore che sia vero è infatti sempre generatore di vita. Non può rimanere chiuso in se stesso. Chi ama accoglie la vita e la promuove, non solo in termini fisici ma anche spirituali, cioè è capace di fare spazio all’altro anche a costo di “doversi limitare”. Un esempio plastico dell’amore che fa nascere vita è quello dei genitori, che amandosi sanno fare spazio alla vita dei figli. Pensiamoci un attimo: se i nostri genitori fossero stati tirchi, paurosi, egoisti… noi oggi non saremmo qui! E invece ci siamo. Ringraziamoli sempre per il dono della vita.
Dall’AL
14. E’ significativo che nell’Antico Testamento la parola che compare più volte dopo quella divina (YHWH, il “Signore”) è “figlio” (ben), un vocabolo che rimanda al verbo ebraico che significa “costruire” (banah). Per questo nel Salmo 127 si esalta il dono dei figli con immagini che si riferiscono sia all’edificazione di una casa, sia alla vita sociale e commerciale che si svolgeva presso la porta della città. 18. Il Vangelo ci ricorda anche che i figli non sono una proprietà della famiglia, ma hanno davanti il loro personale cammino di vita. Se è vero che Gesù si presenta come modello di obbedienza ai suoi genitori terreni, stando loro sottomesso (cfr Lc 2,51), è pure certo che Egli mostra che la scelta di vita del figlio e la sua stessa vocazione cristiana possono esigere un distacco per realizzare la propria dedizione al Regno di Dio (cfr Mt 10,34-37; Lc 9,59-62). Di più, Egli stesso, a dodici anni, risponde a Maria e a Giuseppe che ha una missione più alta da compiere al di là della sua famiglia storica (cfr Lc 2,48-50). Perciò esalta la necessità di altri legami più profondi anche dentro le relazioni familiari: «Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21). D’altra parte, nell’attenzione che Egli riserva ai bambini – considerati nella società del Vicino Oriente antico come soggetti privi di diritti particolari e come parte della proprietà familiare – Gesù arriva al punto di presentarli agli adulti quasi come maestri, per la loro fiducia semplice e spontanea verso gli altri: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli» (Mt 18,3-4).
Per la riflessione
- Riesco a dire grazie e ad esprimere il mio sincero affetto verso i miei genitori? Sono capace di abbracciarli e di condividere con loro ciò che vivo? Pensiamoci un istante. Molte volte siamo pretenziosi verso di loro e dimentichiamo tutti i loro sacrifici.
- I figli non sono proprietà dei genitori. Sperimento di essere amato in libertà da coloro che mi hanno dato la vita? Oppure mi sento bloccato e condizionata nelle mie scelte?
- Ed io sono capace di rispettare le scelte altrui e di vivere le relazioni nella libertà, oppure rendo gli altri dipendenti da me?
Preghiamo
Maria, sede della Sapienza e madre di casa, tu che hai saputo coltivare nel cuore il mistero dell’Incarnazione con le sue profondità mistiche e la sua sconvolgente rivoluzione sociale, dacci di essere segno di contraddizione, parchi di parole, ma ricchi di fatti. Donaci di voler bene nella libertà, lasciando che l’altro segua la via del suo cuore, rimanendo accanto e aiutando a riconoscere il vero bene. Donaci o Maria di essere sempre grati per il dono della vita, perché i nostri cari si sono presi cura di noi. Benedicili, proteggili e donagli il centuplo. Amen