8. L’amore si rallegra con gli altri

Salmo 5
[2] Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento.
[3] Sii attento alla voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.

[4] Al mattino ascolta la mia voce; al mattino ti espongo la mia richiesta e resto in attesa.
[5] Tu non sei un Dio che gode del male,  non è tuo ospite il malvagio;

[6] gli stolti non resistono al tuo sguardo.  Tu hai in odio tutti i malfattori,
[7] tu distruggi chi dice menzogne. Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta.

[8] Io, invece, per il tuo grande amore, entro nella tua casa; mi prostro verso il tuo tempio santo nel tuo timore.
[9] Guidami, Signore, nella tua giustizia a causa dei miei nemici; spiana davanti a me la tua strada.

[10] Non c'è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua seduce.
[11] Condannali, o Dio,  soccombano alle loro trame, per i tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati.

[12] Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Proteggili, perché in te si allietino quanti amano il tuo nome,
[13] poiché tu benedici il giusto, Signore, come scudo lo circondi di benevolenza.

Dagli Atti degli Apostoli (At 20, 28-36)
[28] Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. [29] Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; [30] perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. [31] Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. [32] E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. [33] Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. [34] Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. [35] In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!»
[36] Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 

Dall’AL
109. L’espressione chairei epi te adikia indica qualcosa di negativo insediato nel segreto del cuore della persona. È l’atteggiamento velenoso di chi si rallegra quando vede che si commette ingiustizia verso qualcuno. La frase si completa con quella che segue, che si esprime in modo positivo: synchairei te aletheia: si compiace della verità. Vale a dire, si rallegra per il bene dell’altro, quando viene riconosciuta la sua dignità, quando si apprezzano le sue capacità e le sue buone opere. Questo è impossibile per chi deve sempre paragonarsi e competere, fino al punto di rallegrarsi segretamente per i suoi fallimenti. 110. Quando una persona che ama può fare del bene a un altro, o quando vede che all’altro le cose vanno bene, lo vive con gioia e in quel modo dà gloria a Dio, perché «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7), nostro Signore apprezza in modo speciale chi si rallegra della felicità dell’altro. Se non alimentiamo la nostra capacità di godere del bene dell’altro e ci concentriamo soprattutto sulle nostre necessità, ci condanniamo a vivere con poca gioia, dal momento che, come ha detto Gesù, «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). La famiglia dev’essere sempre il luogo in cui chiunque faccia qualcosa di buono nella vita, sa che lì lo festeggeranno insieme a lui.

Per la riflessione
- Sto vivendo in semplicità il servizio di questi giorni provando a mettere il cuore negli incontri che vivo e nelle opere che compio?
- Provo a conoscere meglio gli altri del gruppo e a condividere ciò che sta accadendo in questi giorni?
- Mi lascio toccare dalle persone che incontro?

Preghiamo
Siamo come spugne, assorbiamo ciò che ci circonda: acque pure ci rendono puri, acque putride ci rendono putridi. Aiutaci a educarci, a frequentare i poveri, che sono acque purissime, che ci rendono sobri e sinceri, come te. Aiutaci ad assorbirne l’essenza, i valori, lo sguardo, il cuore. Allontanaci dalle acque putride, dai ricchi e dai potenti, dai mediocri, dai presuntuosi e dai superbi, che ci rendono come loro, che non sono come te. Aiutaci a educarci, ad assumere una funzione, prevalentemente pedagogica verso noi stessi. Perché non siamo prefetti. E dobbiamo darci riferimenti. E percorsi educativi. Siamo spugne, libere di decidere, in quali acque immergerci, di quale liquido impregnarci. Siamo una società liquida. Scegliamo la parte di mare migliore. Alto mare. Mare blu. Amen

(dal Libro «Per carità», Caritas Italiana)

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