Figlie della Croce di Sant'Andrea
Fondazione dell’ordine religioso
La congregazione venne fondata in Francia dal sacerdote André-Hubert Fournet, vicario di Saint-Pierre-de-Maillé, insieme a Jeanne-Elisabeth Bichier des Ages nel febbraio 1807 quando Fournet affidò ad Elisabetta Bichier des Ages cinque ragazze, che egli aveva orientato alla vita religiosa, affinché organizzasse, nel castello di Molante, una comunità di religiose per l'educazione dei fanciulli e la cura dei malati.
I fondatori: S. Andrea Fournet e Giovanna Elisabetta Bichier des Âges
S. Andrea Fournet nacque a Poitiers, nel villaggio di Saint-Pierre de Maillé, l’anno 1752 da pii e agiati genitori. Ordinato sacerdote, fu nominato prima vicario del villaggio di Haims, dove era parroco uno dei suoi zii paterni, poi a Saint-Phele de Maillé. Poco tempo dopo successe a un altro zio nella parrocchia di S. Pietro di Maillé. Conduceva una vita virtuosa, ma comoda, con la madre e la sorella. All’improvviso fu fortemente turbato dalla voce di un povero: elevando da quel momento la sua anima a cose più eccelse, entrò generosamente nella via d’una vita più perfetta, adempiendo più santamente i suoi doveri di parroco, portando ogni cura agli interessi di Dio e delle anime.
Durante la rivoluzione francese, avendo rifiutato coraggiosamente il giuramento scismatico, fu parecchie volte sul punto di essere messo a morte. Privato del beneficio parrocchiale, e cacciato dal suolo francese, rifugiò in Spagna. Mentre la persecuzione infieriva ancora nella sua patria egli ritornò segretamente e si tenne nascosto celebrando i SS. Misteri, e sempre in segreto amministrando i Sacramenti ai fedeli. Ridata la pace alla Chiesa ritornò nella sua parrocchia in cui era tutto da rifare e là con gli esempi mirabili della sua santità si acquistò il titolo di “Buon Padre”. Durante questo tempo, per provvedere all’educazione cristiana delle fanciulle, specialmente delle più povere, si occupò della fondazione della congregazione delle Figlie della Croce, con il concorso di Santa Elisabetta Bichier des Âges.
Per meglio occuparsi ancora di tale opera, nel 1820 il Santo si dimise da parroco e si trasferì nella borgata di La Puye, dove era stabilita la Casa principale della nuova Congregazione.
La fortificò mediante sagge regole, molto atte a favorire ogni virtù nelle sue figlie spirituali, lasciando in retaggio al suo istituto, così benemerito per l’educazione cristiana delle giovani, lo spirito del suo zelo apostolico. Santità, giustizia, pietà sono le tre virtù che risplendono mirabilmente in Andrea Fournet.
Compiuta in tutto la volontà di Dio, si spense serenamente nell’anno 1834.
La sua beatificazione risale al 16 maggio 1926 per volontà di Papa Pio XI.
La Canonizzazione venne proclamata il 4 giugno 1933 sempre da Papa Pio XI.
La sua ricorrenza si celebra il 13 maggio.
Giovanna Elisabetta Bichier des Âges, la fondatrice delle Figlie della Croce, o Suore di S. Andrea, che Pio XI definì "un capolavoro della natura e della grazia", nacque il 5 luglio 1773 nel Chàteau des Ages de Blanc, nel Berry, Francia. Il buon esempio dei genitori sviluppò presto nel suo cuore una irresistibile attrattiva per i poveri e i sofferenti. Dopo 4 anni trascorsi nel collegio delle Suore Ospitaliere di Poitiers si sentì incline a farsi trappistina per l'amore alla penitenza; ma la rivoluzione francese le impedì di effettuare il suo sogno. A 19 anni l'immatura morte del padre la costrinse ad assumere la difesa del patrimonio familiare insidiato dalle leggi eversive della rivoluzione. Tra le difficoltà Elisabetta trovava nelle comunioni frequenti e talvolta arrischiate, la forza gioiosa di spendersi per i poveri e i sacerdoti ricercati dai sanculotti.
Elisabetta, verso la fine del 1797 si trasferì a La Guimetière, nel paese di Béthines. In quegli anni conobbe S. Andrea Fournet che per 4 anni era stato costretto a vivere esule nella Navarra perché non aveva voluto giurare la costituzione civile del clero. Prima ancora che la ghigliottina cessasse di funzionare era tornato clandestinamente nella zona della parrocchia di Maillé per organizzarvi i servizi religiosi di notte, nelle stalle, nei cascinali, onde sfuggire all'odio dei rivoluzionari. Elisabetta incontrò la prima volta il santo nel fienile di Marsillys. Appena lo aveva sentito spiegare il Vangelo si era detta: "Ecco il prete che io cercavo". Dopo aver atteso per 5 ore il suo turno, fece a lui la sua confessione. In successivi incontri il santo le tracciò un primo regolamento di vita, e le suggerì di aprire a Béthines una scuola femminile pur continuando a visitare i malati, a soccorrere i poveri e ricamare arredi sacri per gli altari spogli.
Nel 1801 il concordato tra Pio VII e Napoleone ridiede ufficialità al culto cattolico in Francia: le chiese furono riaperte e i sacerdoti poterono svolgere liberamente il loro ministero. Don Fournet nel 1804 consentì a Elisabetta che si associasse alcune giovani volenterose e che per un anno si formasse alla vita religiosa in un convento di Poitiers. Il primo nucleo delle Figlie della Croce, stabilito nella stessa casa di Elisabetta, si trasferì nel 1806 nel castello di Molante. Rimanendo così più vicina alla residenza del Fournet, così da consentirgli la cura più assidua della nascente comunità. L'approvazione ecclesiastica però si fece desiderare per cui i due fondatori pensarono di aggregare la loro associazione a una congregazione già canonicamente eretta.
Nel 1811 le prime suore si trasferirono a Maillé, nella parrocchia del Fournet. Nonostante la loro estrema povertà e il rigore della regola, che prescriveva tre giorni di digiuno la settimana, l'istituzione si propagò celermente. Suor Elisabetta aveva il talento dell'organizzazione. Sapeva animare le dubbiose con l'esempio e la parola. Nel 1815 Suor Elisabetta fu costretta a recarsi a Parigi per una operazione resasi necessaria. In seguito a un urto violento, la croce di metallo che portava al collo le aveva provocato una contusione al petto con allarmanti complicazioni. Nell'ambiente mondano della capitale la santa ebbe modo di contrarre amicizia con la marchesa de Croisy che la aiutò a istituire a Issy (1817) una casa centrale, con il noviziato, per fare fronte alle crescenti e varie necessità dell'opera. Di molto vantaggio fu pure la fondazione della "Grande Provvidenza" per l'educazione delle orfanelle. Suor Elisabetta la predilesse. Nella fondazione di Valencay, il cui castello apparteneva al principe Talleyrand, ex-vescovo, ebbe frequenti contatti con lui, famoso diplomatico, il quale la giudicò una nuova Giuditta.
A Maillé la famiglia crebbe ancora di più dopo l'approvazione delle costituzioni mitigate (1816). Le case si moltiplicarono anche nella Francia meridionale, specialmente nei paesi baschi, dove S. Michele Garicoits fu un prezioso ausiliare delle Figlie della Croce. Con i beni di famiglia, nel 1819, essendo diventata insufficiente la casa di Maillé ad accogliere le vocazioni, Suor Elisabetta comperò l'antico priorato fontevrista di La Puye. E allora oltre che dalla febbre dei viaggi la fondatrice fu presa anche da quella delle costruzioni, senza tuttavia dimenticare il primato dello spirituale sul temporale. Ella sarà sempre sulla breccia nonostante la ferita al seno che le sanguinerà per venticinque anni, le prove, le desolazioni e la rigida direzione del Fournet che nel 1820 aveva rinunciato alla parrocchia per stabilirsi con le sue Figlie spirituali, onde assisterle insieme con i malati e le orfanelle.
Alle Figlie della Croce fu difficile trovare nella loro fondatrice una virtù preponderante. Le possedeva tutte in maniera armonica. Chi la conobbe dalla culla alla morte così la ricorda: "Il primo sentimento che si provava vedendola era l'impressione viva di una virtù superiore, dignitosa e piena di grazia incantevole. Una figura avvenente, uno sguardo tenero e puro, come il cuore che rivolgeva spesso al cielo, un dolce sorriso, un aspetto semplice e raccolto, si univano a un incedere grave, a un contegno distinto, a un modo di salutare benevolo e riservato. Non si poteva essere più delicati nelle convenienze, più semplici nei modi, più attenti a rendere gli altri contenti di sé, interessandosi ai loro discorsi, e a tutto ciò che li riguardava; tutto rivelava in lei un'anima grande, uno spirito eletto, un cuore pieno di bontà".
Morì il 26 agosto 1838 tra lancinanti dolori sospirando: "Gesù, padre dei poveri, abbi pietà di me!".
Aveva fondato oltre 63 case.
Fu collocata accanto a S. Andrea Fournet nella cappella delle Figlie della Croce di La Puye (Vienne).
Pio XI la beatificò il 13 maggio 1934 e Pio XII la canonizzò il 6 luglio 1947.
Le Figlie della Croce nella Diocesi di Parma
Nell’autunno del 1815 la fondatrice delle Figlie della Croce, Suor Elisabetta, si reca a Parigi per subire una dolorosa operazione al petto. Il dottor Dubois, il chirurgo di corte che la prende in cura, rimane profondamente ammirato dal suo eroico coraggio nel sopportare il terribile intervento con la sola forza del Crocifisso stretto nella mano. Turbato e commosso, ne parla alla corte del re Luigi XVIII. Molte Dame vogliono conoscere Elisabetta durante la sua convalescenza nella capitale e si rendono disponibili a sostenere le sue opere in favore dei poveri, attratte dal fascino e dalla modestia di questa umile Suora.
Tra le benefattrici vi è Maria Carolina di Borbone (1798-1870), che diverrà Duchessa di Berry sposando il figlio minore del futuro re Carlo X. Suor Elisabetta la incontrerà più volte alle Tuileries e a Parigi, in Rue de Sèvres, e diventerà amica anche di sua figlia, Luisa Maria Teresa (1819-1864), che fin da piccola è nominata Presidente delle giovani Tesoriere per le opere di beneficienza. Quando, nel 1830, una nuova rivoluzione manderà in esilio i Borbone, la Duchessa di Berry resterà in contatto con le Suore, alle quali ogni anno farà giungere offerte per le loro attività caritative.
Nel dicembre 1847, alla morte di Maria Luigia d'Austria, vedova di Napoleone Bonaparte, Duchessa di Parma dal 1815, il Ducato torna ai Borbone. Luisa Maria, che ha sposato Carlo III di Borbone erede del Ducato, ne diventa la sovrana. Sinceramente attenta ai bisogni del suo popolo, già dal 1849 chiede che le Figlie della Croce vengano nella sua nuova patria, ma la situazione politica in Italia è in fermento e dalla Francia si attendono tempi migliori. Nell’aprile del 1851 le prime sei Suore arrivano a Parma. La casa che deve accoglierle non è pronta e, per i primi tempi, sono ospitate dalle dame Orsoline. Nel 1854 entrano in possesso di una casa in Via Romagnosi con l'annesso Oratorio di S. Carlo, costruito nel 1616. Da qui il nome popolare di “Suore di S. Carlo” trasmesso fino ad oggi. La Croce segna gli inizi della fondazione: nei primi mesi dal loro arrivo a Parma, tre Suore si ammalano e muoiono... ma altre arriveranno dalla Francia.
La prima attività loro affidata è l'educazione dei bambini del ceto popolare negli Asili infantili della Ghiaia. Questa missione offre un contatto immediato con la popolazione di Parma. La formazione umana e cristiana dei piccoli, delle famiglie e delle maestre laiche diventa una priorità. Due anni dopo, nel 1853, cominciano a funzionare anche la 1° e 2° classe elementare, gratuitamente per i poveri, insieme a corsi a pagamento. Si svolgono anche corsi di lingua francese e si apre un laboratorio per avviare le fanciulle al lavoro.
Il 26 marzo 1854 il Duca Carlo III viene pugnalato in Strada S. Lucia, ai piedi dei gradini della chiesa, e il giorno seguente muore. Luisa Maria diventa la reggente del Ducato al posto del figlio Roberto di appena sei anni. Le ingerenze dell’Austria continuano ad essere forti e l’eredità lasciata dal marito è pesante: problemi di politica estera, dissesto finanziario, economia scarsamente competitiva, mancanza di lavoro, povertà diffusa. La Duchessa, supportata da abili collaboratori, non si perde d’animo, dimostrando una indubbia capacità politica. Dopo una prima fase di forte repressione, caratterizzata da una pressante presenza austriaca, segue un periodo di ritrovata serenità: si attuano positivi interventi a favore dell’economia, dell’istruzione pubblica e dell'assistenza sociale. Ma è solo la quiete che annuncia la tempesta: tutto questo non serve a placare i venti di rivolta che sfociano nei disordini del 22 luglio 1854.
1855. Una parentesi nell’attività educativa è quella causata dal colera. Le suore si prodigano senza sosta nella cura degli ammalati tanto che, alla fine dell’epidemia, vengono decorate con una medaglia d’argento dalla Duchessa Luisa Maria, che vuole ospitarle nella sua Villa del Ferlaro a SALA BAGANZA per farle riposare.
La presenza delle Suore fa nascere nella popolazione il desiderio di aprire anche a Sala Baganza una comunità. Nel 1856 ha inizio il Collegio S. Andrea, che rimarrà a Sala fino al 1881 (quando si trasferirà a Parma nei Guasti di S. Cecilia da cui prenderà nome). A Sala, grazie ad un lascito della contessa Politi, viene aperto un orfanotrofio, che ospita subito 15 bambine.
Già dal 1856 alcune ragazze chiedono di diventare Figlie della Croce. Il Vescovo di Parma vorrebbe aprire un noviziato nella sua diocesi, ma la Congregazione decide di mantenerne uno solo nella Casa Madre. Le giovani partono, quindi, per La Puye e, dopo il periodo della formazione, nel 1861, alcune di loro fanno ritorno in Italia, altre sono inviate nelle comunità di Francia.
Sempre nel 1856 un'altra principessa di origine francese, Adelaide Borghese de La Rochefoucauld, chiede la collaborazione delle Figlie della Croce per continuare le sue opere benefiche nella capitale, in Via dell'Arancio nel centro di ROMA.
1857. Il 5 febbraio le truppe austriache occupano la città di Parma; molti volontari partono per la guerra d’Indipendenza. Le suore sono chiamate a dirigere un orfanotrofio a SORAGNA, dove rimarranno fino al 1866.
1859. Il 1° maggio scoppiano i primi seri disordini. Temendo per l'incolumità dei suoi figli, Luisa Maria decide di lasciare temporaneamente il Ducato, affidandone la cura ad una commissione di governo. Tornerà, ma solo per pochi giorni: la Duchessa comprende il significato degli eventi, non cede alla violenza delle armi e, dopo l’esito della battaglia di Magenta, accetta le ragioni della spinta all’unità nazionale.
Con tale coraggiosa consapevolezza, il 9 giugno, prima di lasciare definitivamente la città, firma il suo proclama di addio, dichiarando di "riserbare pieni ed illesi" i suoi diritti e rivolgendo alla cittadinanza un ultimo e commosso saluto: "dappertutto e sempre mi rimarrà grata nel cuore la memoria di Voi".
Il giorno seguente è abrogato lo stato d’assedio e la commissione di governo annuncia che le truppe austriache si sono ritirate. Sulla Cittadella è fatto sventolare il tricolore. Il 15 settembre viene dichiarata decaduta la dinastia borbonica e Parma entra a far parte delle province dell'Emilia, rette da Carlo Farini. Nel 1860, con un plebiscito, il Ducato passerà al Regno di Sardegna, e quindi al Regno d'Italia.
Luisa Maria morirà il 1° febbraio 1864, a soli 44 anni, a Venezia nel Palazzo Giustiniani, assistita fino all'ultimo istante dalle Suore che tanto aveva beneficato, fatte pervenire da Parma dalla principessa Margherita, sua figlia.
In questi tempi di turbolenza e di incertezza, sotto la dittatura Farini, gli Asili avevano cessato di funzionare, ma per l’intervento del Provveditore agli studi, il conte Filippo Linati, le Figlie della Croce possono ben presto riaprirli, affiancandoli con scuole di lavoro e corsi di educazione sia per le fanciulle povere che per quelle più benestanti.
1881. Vengono aperti un Collegio e una Scuola femminile in Via Guasti di S. Cecilia, a Parma.
1896. Inizia a TRAVERSETOLO l'attività educativa del Collegio "Nostra Signora del Sacro Cuore".
1902. A Parma viene aperta la casa di S. Domenico (nei pressi dell'attuale Teatro Pezzani, dove resterà fino al 1949) per accogliere le ragazze orfane che da Sala Baganza vengono in città per studiare o per imparare un lavoro che permetterà loro di vivere dignitosamente.
1932. Il completamento del Lungoparma, che doveva allacciare il piazzale della Stazione ferroviaria al Ponte Dattaro, comportò vasti lavori di demolizione in Via Romagnosi, che compresero l'Oratorio di S. Carlo e la casa delle Figlie della Croce.
Non era facile trovare una sede adatta per accogliere tutte le attività avviate. Fu l'ultimo discendente dei Sanvitale, l'ing. Giovanni, ad offrire l'opportunità di acquistare il Palazzo di questa nobile famiglia, già disabitato da anni.
Palazzo Sanvitale, uno dei più vasti e antichi della città, ricostruito nella forma attuale verso la metà del XVIII sec., ad opera dell'architetto Angelo Rasori, era stata una magnifica sede di vita principesca e di feste mondane. Le Figlie della Croce vi si trasferiscono nel settembre 1932 e vi rimarranno fino al 1978. Il Palazzo si trasforma in un cantiere di molteplici attività educative e formative: scuola materna, elementare e magistrale, scuola di lavoro, corsi di francese e di pianoforte.
Fioriscono inoltre attività ricreative, culturali e di formazione cristiana. Nel Palazzo trova sede l'Azione Cattolica per l'Opera degli Esercizi Spirituali.
Arrivano gli anni della seconda guerra mondiale. Le Suore accolgono nel pensionato alcune fanciulle scampate dalla distruzione di Cassino e si prodigano per gli sfollati.
25 aprile 1945. Durante un bombardamento, sette Suore rimangono uccise sotto le macerie; un'altra morirà l'anno seguente per le ferite riportate. Anche Palazzo Sanvitale viene gravemente danneggiato.
A partire dall’anno scolastico 1948-49 le giovani studenti accolte nel Collegio di S. Cecilia si trasferiscono nel Palazzo Sanvitale e la casa di S. Cecilia viene adibita a Scuola di artigianato.
Nel 1943 e 1945 vengono aperti gli asili di Basilicanova e di Vigatto.
Nel tempo ci saranno altre presenze: a Mamiano, Lesignano Bagni, Neviano degli Arduini, Fornovo.
Le Figlie della Croce a Traversetolo
Risale al 23 gennaio 1896 la prima venuta delle Figlie della Croce a Traversetolo. Esse acquistano a nome di Clotilde Pinac, un fondo alle Case Rotte, per vendita del sig. Quinzi De Valney Dante. La casa rustica diviene la loro sede estiva, una piccola rimessa adiacente viene adibita ad oratorio. Poco dopo l’acquisto, Don Simonazzi, all’epoca parroco in Traversetolo, entusiasta di avere le Suore nella sua parrocchia e certo che si sarebbero occupate dell’educazione infantile, comunica loro la possibilità di trasferirsi dalla campagna al centro del paese. I fratelli Bzzini avevano infatti posto in vendita un ampio fondo ereditato dallo zio Giuseppe Pacchiani, sito lungo la via per Parma. Sul terreno, in prossimità del paese, vi era un complesso abitativo costituito da casa padronale e rustici. Ideale quindi per un trasferimento delle Suore, non stagionale, ma duraturo. Grazie all’eredità di Anais Lacoste (Suor Germaine), all’impegno di Suor Catterina Elisa Murtin e di tutta la Congregazione di Parma, viene stipulato un accordo coi fratelli Bazzini il 1 maggio 1896, reso poi legale dal rogito del notaio Giovanni Rondani in data 3 giugno 1896. Concluso l’affare, il primo luglio 1896 Suor Saint’Aimé si porta immediatamente a Traversetolo con altre quattro Suore e 20 educande. Qui trascorrono l’estate dando avvio ad una feconda collaborazione col parroco Don Simonazzi ed iniziando la sistemazione dei locali del futuro Collegio che diverranno agibili nel 1899.
Essendo i fabbricati ad uso prettamente agricolo con esigua parte residenziale, le Suore affidano il progetto di trasformazione dei locali al Geom. traversetolese Giacomo Dalcò. Le spese sono coperte dalla vendita di parte dei terreni appartenenti al fondo e dalla resa produttiva del fondo stesso sul quale si costruisce una casa colonica in località Torrazzo. Gli edifici in Traversetolo divengono così esclusivamente residenziali ed adibiti a Collegio che alla sua inaugurazione nel 1899 è frequentato in prevalenza da ragazze di città sotto la guida della Madre Superiora, Suor Saint’Aimé. Contemporaneamente però le Suore si aprono al paese offrendo assistenza ai bisognosi, aprendo la scuola anche a ragazze esterne ed impegnandosi nell’insegnamento del catechismo ai fanciulli. Dal 1892 al 1900 il Collegio viene ampliato e modificato nell’aspetto in base anche alla nuova viabilità per Parma tracciata nel paese. Nei primi anni del ‘900 l’Amministrazione comunale si trova in estrema difficoltà nell’assolvimento dell’obbligatorietà scolastica elementare che la legge del Regno d’Italia aveva imposto nel 1877, Legge Coppino. Mancano infatti i locali per accogliere tutti i bambini e le finanze comunali non sono in grado di mantenere che due o tre insegnanti. Si ricorre così all’ospitalità delle Suore e al loro impegno come educatrici. Le classi femminili aperte nel ‘900 presso le Suore sono gratuite ed anche i locali sono offerti gratuitamente; all’Amministrazione resta l’onere delle insegnanti. Le alunne rimangono presso la scuola mattino e pomeriggio alternando le lezioni con attività ricreative, pratiche e di studio guidato. Grazie ai buoni rapporti con l’Amministrazione e all’impegno di Don Simonazzi, negli anni seguenti tutti i corsi femminili elementari verranno trasferiti presso le Suore che apriranno i loro spazi anche agli adulti per organizzare corsi professionali. Per le madri si aprono centri di ascolto e sostegno per alleviare e soccorrere le gravi difficoltà che molte donne devono sostenere in famiglia.
Sempre presso le Suore si svolgono le lezioni di catechismo per tutti i bambini e si accolgono le fanciulle anche la domenica con l’apertura dell’Oratorio. Ma lo sforzo più impegnativo sarà quello dell’istituzione di un Asilo infantile che nel 1903 vede il sorgere di un Comitato che ne seguirà i passi faticosi ma proficui. L’asilo verrà aperto l’8 luglio 1904. Per far fronte alle esigenze di nuovi locali per rispondere a tutte le necessità educative e ricreative di cui necessita il paese, le Suore vendono parte dei loro terreni per investire nell’ampliamento degli edifici. Il Collegio diviene il punto di riferimento per tutta la popolazione: Asilo, scuola, corsi per adulti, adunanze, feste … tutta la vita pubblica, specie giovanile, ruota attorno alla Suore. Ma in tanta armonia giunge il triste momento del primo conflitto mondiale. Le Suore devono lasciare il loro collegio ai militari e trasferirsi provvisoriamente nel villino Boselli in via del Torchio (oggi via D’Annunzio). L’asilo è accolto in canonica. Anche nel frangente doloroso della guerra le Suore non mancano d’impegno verso le famiglie in difficoltà e verso i militari stessi prodigandosi per la Casa del Soldato, istituita da Don Varesi, col fornire carta da lettera, libri di lettura e aiuto per gli analfabeti.
Finita la guerra tutto torna lentamente alla normalità, ma i problemi non mancano: molti fanciulli sono rimasti orfani e hanno bisogno di tutto. Le Suore con l’Amministrazione si prodigano per fornire gratuitamente assistenza e istruzione.
Nel 1920 si apre, presso il Collegio, il “Lavoratorio” di cucito per le giovani del paese. La Sig.na Corinna Vignali ne è la finanziatrice. A questa scuola-lavoro parteciperanno anche le Sorelle Fontana.
Nel 1921 prende concretezza l’edificazione del nuovo Oratorio pubblico realizzato nella vecchia rimessa dell’edificio rustico e contemporaneamente si aprono i lavori per il nuovo Asili infantile inaugurato nel 1923. Seguono impegnativi lavori di innalzamento degli edifici esistenti con la creazione di aule nel piano sopraelevato ed edificazione di un loggiato coperto che armonizza tutto l’insieme. Nel 1926 si completa la facciata della Cappella. Anche l’offerta formativa non rimane trascurata: nel 1923 la Scuola Tecnica Paterna si converte in Scuola Complementare Tecnica, una competente scuola superiore che abilita al lavoro le giovani educande. Nel fervore di servire il paese nelle esigenze pratiche e culturali, le Suore non tralasciano la loro missione cristiana: favoriscono incontri per i giovani di Azione Cattolica, per la catechesi degli adulti e soprattutto per l’istruzione morale delle giovani. Insomma la vita formativa del paese vede nel Collegio il suo centro.
Con Decreto del 27 giugno 1935 viene giuridicamente riconosciuta la Provincia Italiana della Congregazione delle Figlie della Croce; questo consente alle antiche proprietarie del Collegio, Anais Lacoste e Caterina Murtin, di cedere le loro proprietà direttamente alla Casa di Roma in via Dell’Arancio, che ne diventa legittima proprietaria delegando poi le funzioni amministrative e gestionali alla Superiora di Traversetolo.
Nell’anno 1935/36 la scuola complementare tecnica si trasforma in Avviamento Professionale ad indirizzo commerciale. Molte alunne avranno così la possibilità, terminato il corso, di accedere alla scuola magistrale presso l’Istituto delle Figlie della Croce in Parma.
Nei funesti avvenimenti di quegli anni, la dittatura fascista, la guerra d’Africa, il dirompente laicismo che andava diffondendosi, le Suore mantengono nella riservatezza del loro Collegio l’impegno educativo cristiano attivando occasioni di incontri per giovani e adulti di Azione Cattolica, settimane di ritiri spirituali, convegni per giovani madri e mantenendo sempre vive le attività dell’oratorio.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale le Suore sono chiamate a un nuovo impegno di solidarietà: accoglienza delle fanciulle e consorelle sopravvissute al bombardamento della Casa di Parma, agli sfollati dalla città nonché all’assistenza agli orfani e bisognosi del nostro paese e prestando protezione anche ad ebrei condannati dalle leggi razziali.
Finita la guerra l’impegno delle Suore si riattiva: ottenuto il riconoscimento legale dell’Avviamento Commerciale nel 1940, nel 1946 si ottiene il riconoscimento legale della Scuola Tecnica Superiore biennale.
Negli anni 50 del Novecento il loro impegno sarà speso anche nella nuova Casa di Riposo voluta dalle sorelle Pigorini e nell’accoglienza di nuove classi della scuola di avviamento sostituita poi dalla Scuola Media Unica nel 1963. Nel 1964 il biennio Commerciale già modificato in Istituto Professionale per il Commercio viene ulteriormente trasformato in Istituto Tecnico per Periti Aziendali, sempre legalmente riconosciuto. Avere nel paese una scuola superiore non è solo prestigio ma effettiva utilità al fine della formazione dei ragazzi del Comune e loro inserimento nel mondo del lavoro; successo coronato nel 1982 con la realizzazione della nuova sede scolastica oggi “Istituto Mainetti”.
Nel 1975, per venire incontro alle più numerose richieste per la scuola dell’infanzia, le suore cedono parte dei loro terreni affinché l’Amministrazione comunale possa erigere un nuovo Asilo.
Nel 1986 grazie all’impegno di Suor Elena Pia Mattioli nasce la Corale Cantico Nuovo, che ancora allieta ogni evento significativo della nostra Chiesa.
Come si presentano oggi Le Figlie della Croce
Cerchiamo di rispondere all’emergenza educativa, riservando nel nostro Progetto educativo un’attenzione particolare ai giovani e alle famiglie immigrate.
Siamo presenti a:
- Sala Baganza e Langhirano con la Scuola per l’Infanzia;
- Traversetolo con l’Istituto Tecnico “Comunicazioni Internazionali per Marketing” (in cooperativa sociale onlus con gli insegnanti);
- Parma con un Pensionato Universitario.
Rimane una priorità la collaborazione nella pastorale parrocchiale e negli organismi diocesani.
Ovunque cerchiamo di renderci presenti, in modo semplice e quotidiano, alle persone anziane e ammalate, nelle case di riposo e a domicilio. In particolare, a Corniglio le suore sono a tempo pieno a servizio delle parrocchie della zona montana e della pastorale sanitaria.
Una scelta fondamentale della Congregazione è quella di promuovere il popolo di Dio in tutte le nostre attività missionarie. Per questo cerchiamo di essere di sostegno e di incoraggiamento ai laici, condividendo con loro il nostro carisma, perché prendano sempre più coscienza della loro vocazione battesimale e diventino corresponsabili nella missione.