La Vergine protegge Parma

Durante la visita fatta da Giovanni Paolo II a Parma ne 1988 (5-6 giugno), molti cittadini hanno notato con soddisfazione che sullo stendardo della città era nuovamente comparsa la scritta “Hostis turbetur, quia Parmam Virgo tuetur”, che tradotto significa: “Tema (alla lettera: si turbi) il nemico, perché la Vergine protegge Parma”.
Questo motto per oltre 700 anni ha accompagnato lo stemma, il gonfalone, il sigillo di Parma e quindi fa parte dell’identità storica e culturale della città; poi negli anni ’50, magari alla chetichella, è stato fatto sparire. La sua ricomparsa sul gonfalone è stata una lieta sorpresa non solo per il Papa, ma soprattutto per i Parmensi. Questa medesima scritta era posta anche ai piedi della statua della Vergine che tuttora si trova sopra la loggia centrale del palazzo del Governatore, nella centralissima piazza Garibaldi: in un restauro recente anche tale scritta è scomparsa: volutamente o no? Ovviamente c’è chi afferma di sì.
Già la primitiva Cattedrale di Parma, precedente all’attuale costruzione romanica, era dedicata a santa Maria, con festa il 15 agosto. Nel medioevo la protezione di Maria venne attribuita all’esito felice di episodi di guerra e ciò ne consolidò la devozione. Qualche decennio fa il prof. Lionello Ghirardini, in un volume andato esaurito in pochissimo tempo: Il più grande giorno di Parma: 18 febbraio 1248, ricostruendo la lotta tra Federico II, imperatore di Germania, e il papato, narrò del coinvolgimento di Parma, che, essendo in quel periodo schierata dalla parte del Papa attirò su di sé l’ira imperiale. A poche centinaia di metri dalle mura della città, Federico II ne costruì un’altra: la chiamò “Vittoria”, vi trasferì la sua corte e strinse d’assedio Parma nell’intento di distruggerla.
Le truppe parmigiane, anche se coadiuvate da contingenti alleati, non erano certo in grado di resistere a lungo all’esercito imperiale. Si ricorse allora all’aiuto della Vergine con celebrazioni penitenziali; fu anche collocato in Cattedrale come ex voto un modellino in argento della città. Il 18 febbraio, approfittando dell’assenza dell’imperatore, uscito per la caccia, e di parte delle sue truppe, i parmensi uscirono in un improvviso attacco che distrusse Vittoria, asportando il tesoro, la cancelleria imperiale e la corona. La vittoria venne attribuita senz’altro alla protezione della Vergine: i soldati si erano mossi infatti dietro il gonfalone su cui era raffigurata Maria santissima. Forse fu questa l’occasione dell’origine del motto latino riprodotto sul gonfalone della città.
Ancora nel 1521, quando si profilava una guerra contro la Francia, il culto della Madonna, sempre presente e fervente, si fece più intenso e si accentrò su un’immagine ritenuta miracolosa: un affresco della Madonna che allatta, posta sul muro di un oratorio. Essa fu detta della “Steccata” perché era stato necessario costruire appunto una palizzata per difendere l’immagine dalla devozione spesso indiscreta dei fedeli.
La vittoria riportata dalle truppe cittadine il 21 dicembre 1521 fu attribuita alla Vergine e le autorità comunali stanziarono una forte somma per edificarle una grande chiesa. Nacque così la “chiesa della Steccata”, a croce greca, sfarzosamente decorata soprattutto ad opera del Parmigianino, consacrata nel 1539. Il muro su cui era affrescata l’immagine venne segato e trasferito sull’altare maggiore. Quanto fosse cara la Madonna della Steccata ai parmensi lo dimostra l’attenzione a lei rivolta dai Farnese, duchi di Parma dal 2545 al 1731, che vi fecero costruire la “Sagrestia Nobile” e ne arricchirono l’interno di decori.
Sempre ai Farnese si deve l’edificazione di altre chiese dedicate alla Vergine e la coniazione di una moneta di Parma sulla quale era impresso: "Monstra te esse matrem” (mostraci che sei madre). I Farnese non si fermarono qui: nell’intento di dare prestigio internazionale al loro ducato, si fecero riconoscere eredi di un antico (e facilmente piuttosto fantomatico) ordine equestre: l’Ordine Costantiniano di san Giorgio, la cui sede venne nel 1725 fissata nella chiesa della Steccata. L’Ordine, dopo alterne vicende, esiste tuttora ed è proprietario del Santuario e del suo non indifferente patrimonio.
La Steccata rappresenta il cuore mariano della città e gli attuali cappellani ne promuovono il culto, ponendo soprattutto l’accento sull’evangelizzazione e sul Sacramento della riconciliazione.
Il testo è liberamente tratto da: “Si turbi il nemico perché la vergine protegge Parma”, di Domenico Marcucci; l’articolo originale è inserito in: Madre di Dio, mensile mariano, n. 6, luglio 2018. 8