Cristo verrà nella gloria

Catechismo della Chiesa cattolica - § 668 – 671 (© Libreria Editrice Vaticana)

novembre 28 , 2019
« Per questo Cristo è morto e ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi » (Rm 14,9). L'ascensione di Cristo al cielo significa la sua partecipazione, nella sua umanità, alla potenza e all'autorità di Dio stesso. Gesù Cristo è Signore: egli detiene tutto il potere nei cieli e sulla terra. Egli è « al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione » perché il Padre « tutto ha sottomesso ai suoi piedi » (Ef 1,21-22). Cristo è il Signore del cosmo e della storia. In lui la storia dell'uomo come pure tutta la creazione trovano la loro « ricapitolazione » (Ef 1,10), il loro compimento trascendente.       Come Signore, Cristo è anche il Capo della Chiesa che è il suo corpo (Ef 1,22). Elevato al cielo e glorificato, avendo così compiuto pienamente la sua missione, egli permane sulla terra, nella sua Chiesa. (...) « Il regno di Cristo è già presente in mistero ». La Chiesa « di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio ». Dopo l'ascensione, il disegno di Dio è entrato nel suo compimento. Noi siamo già nell'« ultima ora » (1 Gv 2,18). (...)       Già presente nella sua Chiesa, il regno di Cristo non è tuttavia ancora compiuto « con potenza e gloria grande » (Lc 21,27) mediante la venuta del Re sulla terra. Questo regno è ancora insidiato dalle potenze inique, anche se esse sono già state vinte radicalmente dalla pasqua di Cristo. Fino al momento in cui tutto sarà a lui sottomesso (Cf 1 Cor 15,28), « fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all'età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino ad ora e attendono la manifestazione dei figli di Dio » (LG 48; Rm 8,19.22). Per questa ragione i cristiani pregano, soprattutto nell'Eucaristia, per affrettare il ritorno di Cristo dicendogli: « Vieni, Signore » (Ap 22,20).    

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