"Mosè ed Elia... parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme"
San Cirillo d'Alessandria (380-444), vescovo e dottore della Chiesa - Omelie sulla Trasfigurazione, 9; PG 77, 1011
agosto
06
, 2019
Gesù salì sulla montagna coi tre discepoli che aveva scelto. Poi è trasfigurato da una luce splendente e divina al punto che la sua veste sembrava brillare come la luce. Dopo di che Mosè ed Elia, nel 'quadro' con Gesù, parlavano fra loro della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme, cioè del mistero della sua incarnazione e della sua Passione redentrice, che doveva realizzarsi sulla croce. Poiché è vero che la legge di Mosè e la predicazione dei profeti avevano mostrato in anticipo il mistero di Cristo... La presenza di Mosè ed Elia e il loro colloquio avevano lo scopo di mostrare che la Legge e i profeti formavano come la scorta di nostro Signor Gesù Cristo, il Signore che avevano rivelato... Dopo essere apparsi, non tacevano, ma parlavano della gloria di cui il Signore stava per essere colmato a Gerusalemme con la sua Passione e la croce, e soprattutto con la resurrezione.
Forse il beato Pietro, credendo che fosse arrivato l'avvento del regno di Dio, ha desiderato restare sulla montagna, poiché ha detto che occorreva "fare tre tende, non sapendo quel che diceva". Poiché non era il tempo della fine del mondo e non è nel tempo presente che i santi godranno della speranza promessa. San Paolo infatti afferma: "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" (Fil 3,21).
Poiché il piano della salvezza non era ancora compiuto - era solo al suo inizio - non era possibile che Cristo, venuto per amore nel mondo, rinunciasse a voler soffrire per esso. Ha conservato la sua natura umana per subire la morte nella carne e distruggerla con la resurrezione dai morti. 
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