"Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno" (Sal 139,12)

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa - Discorso 221 sulla Notte Santa; PLS 2,549-522

aprile 20 , 2019
Noi, in questo corpo che si corrompe e che appesantisce l'anima, siccome non possiamo vivere se non recuperiamo le forze col sonno, dobbiamo interrompere la vita con questa immagine della morte, per poter vivere almeno a tratti. E allora chi con castità e innocenza si abitua a far veglie frequenti, senza dubbio si avvicina alla vita degli angeli; contro questo peso di morte, trovano grazia nell'eternità ... Ed ora, fratelli, vi proponiamo qualche riflessione perché possiate capire bene la veglia speciale di questa notte... Che Cristo Signore sia risorto dai morti il terzo giorno, nessun cristiano lo mette in dubbio. Il santo Vangelo poi attesta che ciò è avvenuto precisamente in questa notte... Ci sforziamo e, con l'aiuto del Signore, nutriamo la speranza che il nostro sia un passare non dalla luce alle tenebre, ma dalle tenebre alla luce. Dice così anche l'Apostolo: "La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce" (Rm 13,12)... Con questa veglia rievochiamo la notte in cui il Signore è risorto e in cui ha per noi inaugurato quella vita di cui parlavamo poc'anzi, nella quale non c'è affatto morte né sonno alcuno, iniziandola nella sua carne che ha risuscitato dal sonno in modo che ormai non può più morire, ormai il sonno non ha più potere su di lui. Le donne che lo amavano sono venute all'alba a visitarne la tomba; invece di trovare il suo corpo sentirono gli angeli annunciar loro la resurrezione. E'chiaro dunque che è risorto la notte che precedeva quest'alba. Ed egli, la cui risurrezione acclamiamo in una veglia un po' più prolungata, ci concederà di regnare con lui nella vita che non ha fine. E poi, anche se in queste ore in cui prolunghiamo la nostra veglia, il suo corpo fosse stato ancora nel sepolcro e non fosse ancora risuscitato, vegliando così, non siamo incoerenti neanche in questo caso; egli infatti dormì perché stessimo svegli noi, lui che era morto perché noi vivessimo.    

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