VI Domenica di Pasqua - Anno B

Lasciarsi amare per imparare ad amare - Omelia di Don Giancarlo

maggio 09 , 2021

Se tu ami, la tua vita è comunque un successo - padre Ermes Ronchi

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 

I pochi versetti del Vangelo di oggi ruotano intorno al magico vocabolario degli innamorati: amore, amato, amatevi, gioia. «Tutta la legge inizia con un “sei amato” e termina con un “tu amerai”. Chi astrae da questo, ama il contrario della vita» (P. Beauchamp). Roba grossa. Questione che riempie o svuota la vita: questo vi dico perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. L'amore è da prendere sul serio, ne va del nostro benessere, della nostra gioia. Anzi, ognuno di noi vi sta giocando, consapevole o no, la partita della propria eternità. Io però faccio fatica a seguirlo: l'amore è sempre così poco, così a rischio, così fragile.

 

Faccio fatica perfino a capire in che cosa consista l'amore vero, vi si mescola tutto: passione, tenerezza, emozioni, lacrime, paure, sorrisi, sogni e impegno concreto.

 

L'amore è sempre meravigliosamente complicato, e sempre imperfetto, cioè incompiuto. Sempre artigianale, e come ogni lavoro artigianale chiede mani, tempo, cura, regole: se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore. Ma come, Signore, chiudi dentro i comandamenti l'unica cosa che non si può comandare? Mi scoraggi: il comandamento è regola, costrizione, sanzione. Un guinzaglio che mi strattona. L'amore invece è libertà, creatività, una divina follia... Ma Gesù, il guaritore del disamore, offre la sua pedagogia sicura in due tempi:

 

1. Amatevi gli uni gli altri. Non semplicemente: amatevi. Ma: gli uni gli altri, Non si ama l'umanità in generale o in teoria. Si amano le persone ad una ad una; si ama quest'uomo, questa donna, questo bambino, il povero qui a fianco, faccia a faccia, occhi negli occhi.

 

2. Amatevi come io vi ho amato. Non dice “quanto me”, perché non ci arriveremmo mai, io almeno; ma “come me”, con il mio stile, con il mio modo unico: lui che lava i piedi ai grandi e abbraccia i bambini; che vede uno soffrire e prova un crampo nel ventre; lui che si commuove e tocca la carne, la pelle, gli occhi; che non manda via nessuno; che ci obbliga a diventare grandi e accarezza e pettina le nostre ali perché pensiamo in grande e voliamo lontano.

 

Chi ti ama davvero? Non certo chi ti riempie di parole dolci e di regali. L'amore è vero quello che ti spinge, ti incalza, ti obbliga a diventare tanto, infinitamente tanto, a diventare il meglio di ciò che puoi diventare (Rainer Maria Rilke). Così ai figli non servono cose, ma padri e madri che diano orizzonti e grandi ali, che li facciano diventare il meglio di ciò che possono diventare. Anche quando dovesse sembrare che si dimenticano di noi. Parola di Vangelo: se ami, non sbagli. Se ami, non fallirai la vita. Se ami, la tua vita è stata già un successo, comunque.

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MEDITAZIONE (Papa Francesco)

Gesù, prima di recarsi all’orto degli ulivi e incominciare la sua Passione, ha fatto questo lungo discorso a tavola con i discepoli. E lui consiglia una cosa forte, dà un consiglio molto forte: “Rimanete nel mio amore”. Questo è il consiglio che Gesù dà ai suoi prima di soffrire e di morire. Ed è anche il consiglio che dà a noi, ad ognuno di noi. Gesù ci dice: “Rimanete nel mio amore. Non andate fuori del mio amore”. E ognuno di noi può domandarsi nel cuore - nel proprio cuore -: “Io rimango nell’amore del Signore? O esco fuori cercando altre cose, altri divertimenti, altre condotte di vita?” Ma “rimanere nell’amore” è fare quello che Gesù ha fatto per noi. Lui ha dato la vita. Lui è stato il servo di noi: è venuto a servirci. “Rimanere nell’amore” significa servire gli altri, essere al servizio degli altri.

(Dal Sussidio Liturgico-Pastorale della Conferenza Episcopale Italiana) 

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