Benedizione degli animali

21 Gennaio 2018 - Sant'Antonio Abate

 

 

 

 

 

 

Il 17 gennaio si è celebrata la festività di Sant’Antonio Abate, protettore anche di tutti gli animali. Come consuetudine don Andrea ha benedetto, nelle settimane precedenti, tutte le stalle e domenica 21 gennaio, a Bannone, dopo la Messa delle 10.15, saranno benedetti tutti gli animali che ogni cittadino vorrà portare.

È questa una delle più antiche tradizioni che la nostra parrocchia conserva, ne abbiamo testimonianza non solo dalle annotazioni di sacerdoti che nel passato compivano a piedi, nel freddo invernale, il lungo cammino per rag- giungere le stalle disseminate in ogni parte delle loro parrocchie, ma anche dalle stalle stesse. Se qualcuno ha avuto modo di visitare una stalla antica (oggi le loro memoria è spesso rintracciabile in rustici ristrutturati poiché le stalle un tempo erano al piano terreno dell’edificio contadino) avrà notato nel muro portante una piccola nicchia, oggi vuota e forse inspiegabile, ma un tempo riempita dall’immagine statuaria di sant’Antonio.

Ma perché sant’Antonio si ritiene protettore degli animali? Sant' Antonio Abate nasce a Coma, Egitto, nel 250 circa e muore in Tebaide (Alto Egitto) il 17 gennaio 356.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Rimasto orfano, facendo suoi i precetti evangelici distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si ritirò nel deserto della Tebaide in Egitto, dove intraprese la vita ascetica; si adoperò pure per fortificare la Chiesa, sostenendo i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani. A vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore. Emblema: Bastone pastorale, Maiale, Campana, Croce a T. La protezione contro l’herpes zoster Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio, da Alessandria a Costantinopoli, fino ad arrivare in Francia, nell’XI secolo, a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore. In questa chiesa affluivano a venerarne le reliquie folle di malati, soprattutto affetti da ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segale, usata per fare il pane.

Il morbo, oggi scientificamente noto come herpes zoster, era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) per il bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e ven- ne fondata una confraternita di religiosi, l’antico ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine de Viennois. Il Papa accordò agli Antoniani il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.

Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio”. Per questo motivo, nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla. Sempre per questa ragione, è invocato contro le malattie della pelle in genere. Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.

 

 

 

 

 

 

Dalla Gazzetta di Parma

Dal criceto alla mucca, dall’agnello al falco: erano tantissimi (e di tante specie diverse) gli animali che hanno partecipato alla Festa di Sant’Antonio a Bannone, entrata ormai di diritto nelle tradizioni più attese della frazione e del capoluogo. Come ogni anno don Andrea Avanzini ha per prima cosa fatto visita, nelle scorse settimane, alle stalle e alle aziende agricole del territorio di Traversetolo dando appuntamento alla giornata dedicata alla benedizione degli animali nel sagrato della chiesa di Bannone.
Quest’anno un numero ancora più alto di cittadini e allevatori ha risposto all’invito e la chiesa, domenica mattina, era gremita di fedeli che hanno assistito alla messa del mattino durante la quale don Avanzini ha parlato della storia di Sant’Antonio Abate e ha ringraziato i Carabinieri e i paracadutisti della Folgore per la collaborazione nella gestione del servizio d’ordine.

Al termine della funzione tutti si sono ritrovati nel sagrato per assistere alla benedizione dei tanti animali presenti: un intero gregge di pecore, una mucca, asini, cani, gatti, uccellini, criceti, conigli, e persino un bellissimo esemplare di aquila e alcuni falchi. I bambini presenti, poi, hanno molto apprezzato la possibilità di indossare il guantone di cuoio e provare l’emozione di sentire il falco posarsi sul proprio braccio, sotto l’occhio vigile di esperti falconieri.

(Bianca Maria Sarti - Gazzetta di Parma del 23.01.2018)

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