Assunzione di Maria Vergine in Vignale
La chiesa di Vignale è dedicata all’Assunzione della beata Maria Vergine che si festeggia il 15 agosto; ma il santo protettore della parrocchia è san Mauro, abate benedettino, ricordato come discepolo e amico di san Benedetto, che si festeggia il 15 gennaio. Questa ulteriore dedicazione è tarda e da collegarsi col sorgere della Confraternita del Santo Rosario, avvenuta non prima del XVII secolo. Si tratta probabilmente di un impegno per grazia ricevuta: san Mauro, nella tradizione, è infatti protettore degli storpi e dei muti.
La chiesa, originariamente sorta lungo la diramazione della via che da Traversetolo conduceva a Ciano, verso est, o a Gurdasone verso sud, appare isolata, in posizione elevata, al centro della località ricordata genericamente come Vignale. Questo toponimo è un derivato da vinea, ottenuto mediante il suffisso aggettivale –alis che, in toponomastica, assume valore parallelo a quello di –etum. Per cui il significato del toponimo è quello di luogo piantato a vigna, vigneto. La chiesa quindi nasce a servizio di una comunità sparsa all’interno di un’ampia zona coltivata, comprendente i nuclei oggi identificabili con Case Carbognani, Monte Fiascone, la Palazzina, i Sibissini, i Ronchi e Zarosso.
La località è già ricordata in un documento del 948, in cui re Lotario dona al suo fedele Liudone tre corticelle, di cui una in Viniale. Nel 991 appare tra le località, appartenenti alla corte di Vilinianum, comprese in un documento di vendita effettuata da Prangarda, figlia di Adalberto Atto di Canossa. Nel 1064, con l’approvazione di Gauselmo, canonico della cattedrale, Gezone, arciprete capitolare, assegna in precaria al chierico Jhoannes fq. Gerardi de loco que dicitur Viniale et Traversitulo, case e terre poste in Traversitulo, Viniale, Rostilliano… Ancora nel 1116, tra i beni confermati da Enrico IV imperatore al monastero di s. Appolonii Canussie, compaiono due mansi a Vignale. Questa documentazione, come già dimostrato, inserisce Vignale nelle vicende dell’affermazione nel Parmense di Sigifredo de comitatu lucensi e della sua eredità spartita tra i figli Sigifredo, Adalberto e Gerardo. Dal primogenito discesero i Baratti ai quali appartennero alcuni dei personaggi sopra citati, ed è sempre ai Baratti, che si deve lo sviluppo della località di Vignale. Essi infatti verranno citati come proprietari in Vignale e Rostilliano dove, secondo la documentazione, avevano parte delle loro fortezze. È quindi possibile che la chiesa trovi origine all’epoca dell’insediamento dei Baratti in Vignale; questo ci rimanda all’XI – XII secolo, epoca in cui la grandezza della famiglia è confermata anche dall’essere al fianco di Matilde di Canossa.
La chiesa compare comunque documentabile soltanto dalle Decime del 1230, in cui è compresa all’interno del pievato di Traversetolo, così come lo è al 1299. Tra il XIII e il XIV secolo la famiglia Baratti, in seguito a scelte politiche ostili al Comune di Parma, subisce gravi sconfitte, perdendo il presidio di Vignale con relativa distruzione di case e beni nel corso della sanguinosa lotta. Non è di conseguenza un caso se nell’Estimo del vescovo Ugolino Rossi, del 1354, la parrocchia di Vignale riporta l’estimo più basso tra le cappelle dipendenti da Traversetolo. Dal Trecento in poi Vignale, come parte della giurisdizione di Guardasone, era entrato nei possedimenti feudali dei da Correggio, poi dei Terzi ed infine degli Sforza che, nel 1466, vendettero il feudo di Guardasone ai Borromeo di Milano. Nel trascorrere di queste vicende particolarmente burrascose per luoghi e persone, si ebbe il susseguirsi in zona di diverse famiglie che, nel momento di assestamento della proprietà feudale, si insediarono definitivamente nelle località distribuite all’interno della Giurisdizione.
Il Regestum Vetus del 1493 non fornisce particolari notizie riguardo alla chiesa, mentre il Catalogus Beneficiorum Civitatis et Diocesis Parmae del 1520, oltre alla citazione dell’allora parroco (D. Bartholomaeus de Carbognanis), riporta un lieve aumento nel valore annuo, confermato poi dalla successiva Descriptio Omnium Civitatis et Diocesis Parmensis Ecclesiarum di Cristoforo della Torre, del 1564. In quest’ultimo documento è inserita una nota particolarmente interessante: Ecclesia S. Mariae de Vignali, curata, extimata libras 25 (cum oratorio S.Geminiani de Botono unito, annotazione del documento autografo del 1562) ad Carbognanos – Institutio est rogata per Pratum ex ditatione sub die 20 dec. 1510; don. Martinus Carbognanus risulta essere il parroco che si annota come residente. Ciò significa che, per volontà papale, il patronato della chiesa era transitato alla famiglia Carbognani residente a Rostilliano, antico luogo dei Baratti. La postilla aggiunta al manoscritto del 1562 induce poi a supporre che, nel corso degli eventi, l’oratorio del Bottone, autonomo sin dalla sua antica edificazione, fosse ridotto in condizioni precarie, tanto da essere aggregato a Santa Maria di Vignale, che divenne così parrocchiale.
Nella Visita Pastorale di monsignor Castelli, del 1578, si leggono alcuni ammonimenti al rettore, dominus Martinus [Carbognanus]: viene obbligato a risiedere presso la parrocchia e a recarsi davanti al Reverendissimo Ordinario una volta ogni tre mesi per espletare i propri doveri, a provvedere alla sistemazione dell’arredo sacro e delle suppellettili, ad insegnare la dottrina al popolo la domenica, a leggere il Catechismo Romano in lingua comune così come l’omelia. Tutto ciò lascia supporre che dominus Martinus avesse poca cura del suo ministero, sia per sé che per i suoi parrocchiani; inoltre quell’obbligo a portare la residenza presso la parrocchia , nello spazio di un mese, lascerebbe supporre che già esistesse la canonica o, per lo meno, un edificio disponibile in prossimità della chiesa. All’interno, continua il testo della Visita, altre ancora sono le cose da sistemare secondo i Decreti generali: come il fonte battesimale e l’altare di san Rocco che, se nel tempo di tre mesi non sarà reso decente, dovrà essere distrutto. Viene aggiunto poi: Sanctorum imagines, quae temporis iniuria consumptae sunt eodem temporis spatio instaurentur, aut polite dealbentur. Si tratta probabilmente di affreschi , in seguito non restaurati e quindi coperti dall’intonaco. Si invita poi a dipingere l’immagine della Vergine Maria sul portale. Tra altre indicazioni a seguire, vi è quella di recintare il cimitero per preservarlo dalle violazioni, specie ad opera degli animali. Dagli accenni alla struttura dell’edificio, si può dedurre che la la chiesa avesse già forma di croce latina.
Dalla Visita di monsignor Nembrini, al 1656, le cose sembrano peggiorate: Ecclesia est indecens et debet de novo reedificari, ideo fuit decretum quod Rector et homines dicte Villae debeant termino trium mensium incipere novam fabricam sub poena interdictionis.
Nel 1666 Domenico Quintavalla, col permesso del parroco don Vitale Carbognani, fa accomodare la cappella posta nella chiesa, verso mattina, e provvede a tutto il necessario per essere la chiesa spogliata di molte cose.
Ancora in un documento conservato presso la chiesa e datato 1667, proveniente dal palazzo episcopale di Parma, si legge: Decreta pro ecclesia Parochiali Villae Vignalis. Fabrica dicta ecclesia prosequi debeat et ad perfectionem reducatam termine unius anni sub poena interdictionis. In quest’ultimo documento, che dimostra la sistemazione secentesca della chiesa, tra le altre cose, si obbliga alla posa del pavimento.
Nel 1693 la chiesa venne dotata di un nuovo Beneficio, intitolato a San Bernardo vescovo di Parma, per volontà dei coniugi Francesco e Caterina Guarnieri; al quale seguì un secondo Beneficio, di Santa Margherita, fondato coi beni lasciati nel 1703 dai fratelli Antonio e Giuseppe Quintavalla, da Giulio Carra nel 1731. Fu sicuramente quello compreso tra il XVII e il XVIII secolo il periodo di maggior floridezza per Santa Maria di Vignale; l’aumento della popolazione e la presenza di famiglie di un certo spessore economico, fecero sì che la fabbrica si arricchisse di arredi ed opere d’arte. Risalgono infatti a questo periodo alcuni quadri: Vergine del Rosario con il Bambino, adorata dai santi Giovanni Battista, Teresa d’Avila, e Mauro, opera attribuita ad un pittore emiliano tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo; Vergine con il Bambino assisa sulle nubi e adorata dai santi Rocco, Lucia e Carlo Borromeo, firmata e datata da Antonius Maria Quintavallae 1684; Deposizione di Cristo dalla croce del secolo XVII. Si aggiunge a questi, ma di epoca posteriore, una Santa Filomena, donata dai coniugi Giuseppe Boni e Adelaide Beghi, opera attribuita a Giovanni Battista Borghesi (Parma 1790-1846) o a Francesco Scaramuzza.
Nel corso dell’Ottocento la chiesa ebbe necessità di nuovi interventi: nel 1833 prese corpo il progetto, sostenuto dal podestà Luigi Ferrari, per il rifacimento completo della copertura. Nel 1929 il campanile venne arricchito di un nuovo concerto di campane e nel 1938 la chiesa fu restaurata per interessamento del parroco don Giuseppe Corchia. Ancora nel 1965 nuovi lavori di riparazione furono realizzati dal parroco don Giovanni Bocchi, che rese più accogliente anche la canonica. Attualmente la parrocchia è retta da don Nardino Rotelli.
Come tutte le chiese, anche quella di Vignale era dotata di un cimitero, collocato nel sagrato, ancora in uso al 1825. Nel 1870 lo si descrive in cattivo stato e si procede, tra il 1871e il 1873, alla costruzione di un nuovo luogo di sepoltura, su terreno del beneficio parrocchiale, a valle della chiesa e lungo la Pedemontana per San Polo (attualmente il luogo è occupato dalla casa Petrolini). Questo nuovo cimitero rimase efficiente fino al 1946, quando venne dissodato e le sepolture trasportate in quello di Traversetolo. Attualmente i defunti di Vignale vengono inumati nel capoluogo.