
La Vittoria Angolare
27 maggio 1923 inaugurazione della Vittoria Angolare o monumento ai Caduti del primo conflitto mondiale.
A 98 anni dall’evento rendiamo omaggio all’artista e un ricordo ai Caduti.
A partire dall’anno 1919 il Comitato Assistenza Civile, sostenuto anche dal desiderio espresso dalla popolazione di Traversetolo, si fece promotore di una iniziativa a ricordo dei caduti del conflitto mondiale appena terminato. La prima idea fu quella di erigere una targa alla memoria da collocarsi sulla facciata del Municipio verso l’allora via Umberto I. All’iniziativa si unì il Comune che, con l’intento di ricordare contemporaneamente i martiri del Risorgimento, mise a disposizione 1000 lire. In breve l’entusiasmo per l’iniziativa si diffuse: la popolazione raccolse offerte ed il Comune, rappresentato dal sindaco Bonfiglio Tosi, nominò un Comitato che si occupasse del progetto e dei fondi.
Il Comitato prese contatti con Renato Brozzi, in quel tempo a Roma per lavoro, affinché si occupasse del progetto; la risposta arrivò dopo alcuni mesi corredata da una fotografia di un bozzetto composto da due lapidi marmoree legate da una Vittoria alata che regge una ghirlanda d’alloro. Tutti rimasero entusiasti, tranne il signor Baldi il quale, a nome di una parte della popolazione, sostenne il desiderio di erigere un vero monumento da collocarsi in una piazza del paese. Alle perplessità che gli vennero motivate, più che altro dovute all’eccessiva spesa, egli rispose con l’assumersi l’onere del basamento e della posa del monumento i cui fondi sarebbero stati raccolti tra il popolo che già aveva messo assieme 10.000 lire.
Si riformulò di conseguenza l’invito al Brozzi per un nuovo progetto ma l’artista rispose irritato, sostenendo che un monumento sarebbe costato una cifra assurda per le potenzialità del paese, per cui, se l’idea da lui proposta non piaceva, si riteneva sciolto da ogni impegno. I lavori vennero così ufficialmente sospesi ma le insistenze della popolazione costrinsero il sindaco a riesaminare la situazione. Egli riprese i contatti con Brozzi cercando una soluzione che mettesse d’accordo le parti.
Il Brozzi si disse disposto a modificare il bozzetto originale: la Vittoria poteva essere realizzata come una statua a tuttotondo, e sempre mantenendo l’appoggio alla parete del Municipio, si sarebbero variate le dimensioni, ottenendo un monumento parietale di m. 3,50 in altezza per m. 2,50 di larghezza, con l’immagine della Vittoria alta m.2,50. Aggiunse inoltre che la spesa sarebbe notevolmente aumentata ma che sperava di recuperare il bronzo per la fusione direttamente dallo Stato con la concessione di materiale bellico in distruzione.
Il 6 aprile 1922 il sindaco indisse una riunione straordinaria: occorreva un Comitato competente che si assumesse tutti gli oneri per la realizzazione del nuovo progetto del Brozzi e che, in particolare, fosse in grado di raccogliere i fondi necessari poiché il Comune doveva anche pensare alla sistemazione della piazza ed al riordino della facciata del Municipio. Eletto il Comitato (presidente Finzi, segretario Fantini, tesoriere Paoletti), si diede corso ad un gran numero di iniziative: cartoline con l’immagine della Vittoria, opuscoli a ricordo dei caduti, lotterie e rappresentazioni teatrali, il tutto alla spasmodica ricerca di fondi. A tanto entusiasmo non corrispose altrettanto successo: i lavori andavano a rilento e la popolazione non rispondeva secondo le attese. Anche il Partito Fascista intervenne avanzando il diritto di entrare nel Comitato per una collaborazione politicamente disinteressata.
Nell’ottobre del 1922 Brozzi comunicò da Roma che i lavori per la fusione erano pronti; la notizia suscitò grande entusiasmo nel paese che si preparava alla solenne celebrazione per la posa della prima pietra, fissata per il 4 o il 5 novembre. Ma l’entusiasmo ben presto si dissolse: tra la popolazione non furono raccolti fondi sufficienti ed inoltre Brozzi annunciò la sospensione temporanea della fusione per improvvisi impedimenti. Il Comitato entrò in crisi: il cavalier Finzi diede le dimissioni e la cerimonia venne sospesa.
Nel gennaio del 1923 Gabriele d’Annunzio, tramite l’amico Brozzi, annunciò alla popolazione di Traversetolo di aver preparato un’epigrafe per la Vittoria e di voler presenziare personalmente all’inaugurazione. La Giunta, riunita allora in assemblea straordinaria, per esaltare il nuovo Vate d’Italia accolse la proposta del prof. Fantini di dedicare al poeta una strada. Così la vecchia via Petrarca (ancor prima del Torchio) diverrà via D’Annunzio, e il punto di confluenza delle strade provenienti da San Polo, Castione e la Borgata prenderà il nome di Trivio Cantini. Si commissionò inoltre una lapide marmorea con incisi i nomi dei caduti del Risorgimento da affiggere alla parete sud del Municipio.
Nella Pasqua del 1923 Brozzi giunse in paese e chiese di sovrintendere personalmente ai lavori di ristrutturazione della piazza, nonché di disporre di un capomastro di fiducia per la collocazione del basamento su cui avrebbe poggiato la Vittoria. Questo avrebbe comportato un ulteriore aggravio delle spese, che già il Comune sosteneva di non riuscire a finanziare, ma le insistenze furono tali che la Giunta chiese di interpellare direttamente il Ministero delle Finanze riguardo la possibilità di recuperare tale aggravio (circa 30.000 lire) sulle tasse indistintamente distribuite tra tutta la cittadinanza. Le modifiche che il Brozzi intese apportare all’edificio municipale riguardano la zoccolatura, che venne sostituita da una gradinata chiusa da due lati da una balaustra con finitura in ferro battuto, il reggi bandiera, la lampada e la corona, opere dell’artigiano Rosolino Guarnieri. Il signor Tonelli verniciò poi gli scuri e la scritta Municipio e tinteggiò la facciata.
Finalmente, trasportata in una gabbia di legno, giunse la Vittoria. Il Comitato, riunito il 19 maggio, fissò la data di inaugurazione per il 27, giorno che avrebbe visto la partecipazione dell’intera popolazione stipata nelle tribune appositamente allestite sui due lati della piazza. Alla cerimonia tanto attesa e tanto celebrata venne a mancare la presenza di D’Annunzio che all’ultimo momento cancellò l’impegno. Il discorso venne allora declamato dall’avvocato Ildebrando Cocconi. D’Annunzio comunque appose di suo pugno il motto Custodiae custos e dettò l’epigrafe per il monumento.
Ai due lati della Vittoria, a fianco del basamento, sono impresse infatti le seguenti frasi dannunziane:
IN QUESTA TERRA CHE HA I LINEAMENTI DEI SUOI GRANDI SECOLI
PER ORIZZONTI DEL SUO CERTO AVVENIRE
E’ OGGI INNALZATA DAL POPOLO VIVO
LA FIGURA ANGOLARE DELLA VITTORIA
SOPRA LE FONDAMENTA DELLA SUA CITTA’ E DELLA SUA ANIMA
MOLTIPLICATE ENTRAMBE DAI SUOI MORTI