Oggi viviamo in un mondo violento, ma com’era secoli fa?
Facciamo un salto nel tempo e spostiamoci a Castione Baratti. È il 25 giugno del 1564, domenica, siamo precisamente nella località di Orio, presso la Maestà detta “del rio” o “la Maestà di Gregorio”; sono circa le sei del pomeriggio ed è in atto una festa: è il giorno del matrimonio della figlia di Gregorio di Orio. C’è una gran folla e tutti hanno voglia di ballare e divertirsi. Giungono a cavallo due signorotti di Neviano, sono i fratelli Ottaviano ed Ercole da Palude. Restano ritti sui cavalli e sono armati: Ottaviano ha un archibugio da rotta (pronto per sparare), ed un pugnale o una spada; Ercole ha una spada e una mezza picca (La picca è un'arma inastata). Non dicono nulla, si limitano ad osservare i presenti. Finalmente arriva la sposa e il ballo ha inizio. Tra i festanti c’è Martino de la Pilla, un giovane probabilmente di origini nevianesi, la Pila è una località nel Comune di Neviano, che però all’epoca risiedeva a Rostiliano, le attuali Case Carbognani di Traversetolo.
Non appena i due fratelli da Palude lo notano, ecco che Ercole scende dal cavallo e, cercando di raggiungere Martino, gli lancia contro la picca; ma nella confusione di gente riesce a colpirlo solamente all’ascella destra. Mentre Martino tenta la fuga verso il rio, Ottaviano, anch’egli sceso dal cavallo, gli tira un’archibugiata colpendolo alla schiena. Martino cade nell’acqua che si intorbidisce per il sangue, e muore. Ercole però, vorrebbe infierire ulteriormente e, sguainata la spada, si precipita verso il rio. Gli va contro Mattia Bo (o Bonini), di Neviano, armato di uno spiedo (lancia inastata usata di solito per la caccia). Alla minaccia di Mattia: fermati o ti ammazzo, Ercole indietreggia, risale sul cavallo e, col fratello, si dilegua.
Al fatto fece seguito un regolare processo che si svolse a Guardasone, nella Sala di Giustizia del castello. Assenti i due imputati, ma presenti molti testimoni. A nome dei conti Borromeo, feudatari della Giurisdizione di Guardasone da cui dipendeva anche Castione Baratti, il Pretore e Giudice, Alessio Moresino, firmò la condanna a morte di due fratelli per taglio della testa e l’esposizione dei cadaveri come esempio di giustizia; nonché il sequestro di tutti i loro beni.
Se la sentenza venne eseguita, non sta scritto; ma indubbiamente no. Ottaviano, nato nel 1536, ed Ercole nel 1524, erano i figli di Gabriele da Palude e Cassandra Banzola, residenti a Parma. Quella dei Da Palude era una famiglia di notevole importanza; anche se avevano all’epoca perso il titolo di feudatari di Neviano Arduini, rimanevano proprietari facoltosi e con amicizie di alta levatura. Martino invece era uno qualunque, assassinato brutalmente, ed il motivo, non ci è dato di saperlo