Mons. Alberto Spagnoli

Ricordo di MONS. ALBERTO SPAGNOLI
(19 marzo 1923 – 13 ottobre 1998)

Per ricordare questo sacerdote che dal 1978 al 1998 ha guidato la Comunità di Traversetolo, riportiamo quanto di lui ha scritto, alcuni anni fa, don Domenico Magri (recentemente scomparso), e pubblicato in “Vescovipretisuoreamici”, Editrice Likecube – 2012.

“Il mio ricordo di Don Alberto Spagnoli: è passato in mezzo a noi quasi in punta di piedi e con la preoccupazione di non farsi notare. Non c'è riuscito, pur così discreto, perché non poteva non fare risplendere la ricchezza della sua personalità.

Nato in quel di Berceto, nella frazione di Bergotto, ha vissuto il periodo del Seminario come tutti i bravi giovani in attesa di diventare preti, studiando e sognando una vita sacerdotale donata al Signore e ai fratelli. Al vescovo Colli, che scrutava i preti con occhio clinico e dava fiducia ai giovani, non è sfuggito don Alberto, per la sua serietà, la sua intelligenza e la sua applicazione negli studi di Teologia.

Appena ordinato sacerdote viene comunque mandato, come si dice, a fare la gavetta a Grammatica (Corniglio), una delle parrocchie più disagiate della montagna: c'era la convinzione nel vescovo che un po' di tirocinio in montagna faceva bene a tutti e in particolare anche ai sacerdoti più dotati e dal futuro promettente. Sceso da Grammatica, dopo alcuni anni come vicario adiutore a Sorbolo, il vescovo Colli, intuendo in questo giovane prete così silenzioso e schivo doti con comuni, lo "lancia" come parroco di S. Quintino in città e insegnante di Teologia morale in Seminario.

Io non l'ho avuto come insegnante, perché ho fatto Teologia morale con mons. Francesco Oppici. Ricordo però la chiarezza e la profondità che sapeva dimostrare nella riunione mensile dei preti per la "soluzione dei casi". In quella riunione, presieduta dal vescovo che faceva sempre soggezione, veniva estratto a sorte un sacerdote che doveva dimostrare di essersi preparato sul caso proposto e alla fine l'insegnante del Seminario concludeva con la soluzione del caso, che era chiamata un po' ampollosamente "magistrale". Don Alberto è arrivato così al 1978 senza immaginare che questo anno gli avrebbe cambiato la vita. Era benvoluto e stimato nella tranquilla Parrocchia di S. Quintino e nell'ambiente diocesano e inoltre aveva già raggiunto non certo la stagione della vecchiaia, ma una discreta maturità degli anni. Nel mese di giugno 1978 era morto il parroco di Traversetolo mons. Mario Affolti e nel frattempo il vescovo Pasini era d'accordo con mons. Francesco Percudani che lasciasse Langhirano e quindi si è trovato a dover provvedere in contemporanea a due grosse parrocchie della Diocesi. Il vescovo, che ha poi scelto me per Langhirano, ha fatto la scelta di don Spagnoli per Traversetolo. Posso raccontare come è avvenuto il modo di questa scelta, perché me lo ha confidato a suo tempo il vescovo stesso mons. Pasini.

Appena pochi giorni dopo la morte di mons. Affolti, gli ha proposto di andare a Traversetolo, con grande stupore e disappunto di don Alberto per questa richiesta imprevista. Davanti a questa reazione il vescovo non ha fatto marcia indietro, ma con molta delicatezza gli ha lasciato il tempo a sua discrezione per riflettere e dare la risposta. E ha atteso pazientemente (cosa abbastanza difficile per mons. Pasini!) nonostante il passare delle settimane e dei mesi.

Infatti don Alberto si è presentato finalmente solo nel pomeriggio del 15 agosto per dire di sì, piangendo come un bambino davanti al vescovo. Magnifico don Alberto! La sua vita di parroco doveva ricominciare da capo a un'età non più giovanissima e in un paese impegnativo. Impegnativo sì, ma ancora ricco di fede e capace di ricolmarlo di tante soddisfazioni e affetto. Pochi anni dopo si è aggiunto anche l'impegno triennale di Vicario episcopale, dietro consultazione della base diocesana, secondo lo spirito della collegialità conciliare. Anche questa consultazione è stata la prova della stima grande che don Alberto godeva presso i sacerdoti.

Ci tengo a sottolineare che, a parte i buoni rapporti da sempre esistiti fra me e don Alberto, l'esserci trovati negli stessi anni parroci di due parrocchie "gemelle", ha reso ancora più intenso e proficuo il nostro dialogo amicale. A Traversetolo ha dato il meglio di se stesso come pastore buono e saggio, amato da tutti: non poteva essere altrimenti! Con il passare degli anni, non solo l'età ma in particolare la malattia consigliarono il vescovo Cocchi a mettergli vicino il carissimo don Aldino Arcari, che gli ha usato sempre tanta attenzione e riguardo e che ora ne è il degno successore.

Gli ultimi tempi della sua vita, con il progredire della sua malattia, li ha trascorsi ospite di Villa Pigorini, di cui era stato presidente come parroco.

Sono andato a trovarlo poco prima della sua morte: quanta melanconia mi ha fatto il "magnifico don Alberto"! Penso che don Alberto meriti veramente l'accoglienza riservata ai servi fedeli: "Entra nel gaudio del tuo Signore".





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