XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

don Fabio Rosini — Commento al Vangelo di domenica 21 Settembre 2025

settembre 21 , 2025

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Il commento di don Fabio per domenica prossima esplora una parabola evangelica che racconta di un amministratore infedele, il quale, di fronte alla revoca del suo incarico, riduce i debiti di coloro che devono al suo padrone, guadagnandosi sorprendentemente la lode del padrone stesso.

Questo atto viene interpretato come un paradigma per la vita cristiana, dove tutti sono custodi dei doni di Dio e sono chiamati a gestire le proprie risorse con carità e misericordia. Don Fabio sottolinea che la vera ricchezza non è la proprietà materiale, ma l’uso di essa per servire gli altri e perdonare i peccati, rispecchiando la generosità di Dio.

Conclude che solo attraverso atti di amore e oblatività si può veramente servire Dio, suggerendo che i poveri sono coloro che accoglieranno i fedeli nelle dimore eterne grazie alla misericordia loro mostrata.

Il commento analizza la complessa parabola evangelica dell’amministratore disonesto, presentandola come un paradigma fondamentale dell’esistenza umana. La vita viene interpretata come un’amministrazione temporanea dei doni ricevuti da Dio (talenti, beni, persone), di cui un giorno ogni individuo dovrà rendere conto.

Il punto cruciale e apparentemente controintuitivo della narrazione è la lode che il padrone riserva all’amministratore: essa non celebra la sua passata disonestà, ma la sua illuminazione finale. L’amministratore comprende che i beni del padrone (Dio) si gestiscono correttamente non accumulandoli, ma usandoli con misericordia per rimettere i debiti altrui.

Di conseguenza, ogni ricchezza è definita “disonesta” se trattenuta egoisticamente, mentre diviene strumento di salvezza se impiegata per la carità. Il messaggio centrale è un appello a scegliere tra il servizio a Dio, che si manifesta nell’amore e nella generosità, e il servizio alla ricchezza, intesa come possesso fine a se stesso.

1. La Vita come Amministrazione dei Doni di Dio

Il testo evangelico viene presentato non come un racconto astruso, ma come un “paradigma della nostra esistenza”, sempre attuale e rilevante. L’interpretazione proposta si basa sui seguenti punti:

• La Chiamata Divina: La vita è una chiamata di Dio a ricevere numerosi doni, talenti e qualità.

• La Custodia Responsabile: Gli esseri umani sono “solo i custodi” di queste ricchezze, che appartengono in ultima istanza a Dio. Ciò include anche la responsabilità verso le persone affidateci.

• Il Rendiconto Finale: Arriverà un giorno in cui verrà chiesto conto di come questi doni sono stati gestiti. Sebbene non si debba rispondere dei problemi del mondo intero, si dovrà rendere conto delle responsabilità personali. Viene citato il Salmo 130: “Se consideri le colpe, Signore, chi potrà sussistere?”

2. La Crisi dell’Amministratore e la Soluzione della Misericordia

Di fronte alla richiesta di rendere i conti, l’amministratore riconosce la propria inadeguatezza e incapacità di trovare soluzioni con le proprie forze (“Zappare non ho la forza. Mendicare mi vergogno.”). Questo lo spinge a un’azione sorprendente.

• L’Azione Decisiva: Convoca i debitori del suo padrone e riduce o condona i loro debiti.

• La Lode Inattesa: Contrariamente a ogni aspettativa, “il padrone lo loda”. La ragione di questa lode è che l’amministratore ha finalmente compreso la vera natura dei beni del padrone e il modo corretto di gestirli.

• La Logica Divina: I beni di Dio si amministrano correttamente solo attraverso la misericordia e il perdono dei debiti. Prima di quel momento, l’amministratore non agiva secondo questa logica.

3. La Vera Funzione dei Beni: Amare e Perdonare

Il commento collega direttamente la gestione dei beni materiali alla dimensione spirituale, identificando l’amore e il perdono come il loro fine ultimo.

• Il Dono dello Spirito Santo: Viene fatto un parallelo con il Vangelo di Giovanni (capitolo 20), dove Gesù dona lo Spirito Santo ai discepoli con il potere di rimettere i peccati: “A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati”.

• Finalità della Provvidenza: Tutto ciò che la Provvidenza dona, e in particolare “il dono dei doni, che è lo Spirito Santo”, ha lo scopo di amare, usare misericordia e perdonare.

• Validazione attraverso l’Amore: Il testo afferma un principio fondamentale: “Solo i beni usati per amore sono usati veramente”. L’amministrazione che riceve la lode del padrone è quella che sottomette l’uso dei beni alla logica dell’amore.

4. La “Disonesta Ricchezza” come Strumento di Salvezza

Viene analizzata la frase di Gesù: “Ebbene io vi dico: Fatevi degli amici con la disonesta ricchezza, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”.

• Definizione di “Disonesta Ricchezza”: Ogni ricchezza che possediamo è, in un certo senso, “disonesta” perché non è nostra in modo assoluto, ma appartiene a Dio.

• Uso Corretto della Ricchezza: Questa ricchezza va usata per esercitare la carità verso gli altri. Ogni atto di carità richiede generosità e “oblatività”.

• L’Accesso alle Dimore Eterne: L’ingresso nelle “dimore eterne” è garantito dall’aver usato ciò che si possiede secondo la logica dell’amore e della carità.

5. La Scelta Radicale: Amministratori o Padroni

Il commento evidenzia la dicotomia fondamentale tra due modi di relazionarsi con i beni materiali, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica.

• Amministratori della Provvidenza: La proprietà di un bene non rende padroni assoluti, ma “amministratori della provvidenza”, chiamati a una gestione responsabile.

• Disobbedire al Possesso: Per poter amare veramente è necessario “disobbedire al possesso”, ovvero non essere schiavi dei beni.

• L’Incompatibilità Fondamentale: Viene citata la successiva affermazione del Vangelo: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Se servire Dio significa amare, allora il denaro e ogni ricchezza devono essere sottomessi all’amore. Questa è la “buona amministrazione” lodata dal padrone.

6. La Conclusione Operativa: Vivere secondo la Generosità di Dio

Il messaggio finale del testo è una chiamata a conformare la propria vita alla logica di Dio.

• La Chiamata: L’invito è ad “amministrare secondo il cuore del Padre, a amministrare secondo la natura della generosità di Dio”.

• La Logica da Replicare: Poiché siamo oggetto dell’abbondanza di Dio (generosità, provvidenza, misericordia, pazienza), siamo chiamati ad amministrare ciò che abbiamo ricevuto con la stessa logica.

• I Poveri, “Portinai del Cielo”: Il commento si chiude con un’immagine potente: i poveri sono descritti come “i portinai del cielo”. Saranno loro a testimoniare a favore di chi li ha aiutati, dicendo: “sì, questo può entrare nel cielo perché mi ha usato misericordia, mi ha aiutato, ha usato i beni del Padre per provvedere alle mie necessità”.

FONTE

La Sacra Bibbia

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