Domenica XXVIII del Tempo Ordinario - Anno C

don Fabio Rosini – Commento al Vangelo di domenica 12 Ottobre 2025

ottobre 12 , 2025

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Dieci Guariti, Uno Salvato: Fede e Gratitudine

Don Fabio offre una riflessione sul Vangelo della ventottesima domenica del tempo ordinario, concentrandosi sul miracolo della guarigione di dieci lebbrosi. L’analisi sottolinea che il miracolo in sé, pur essendo significativo, non rappresenta il culmine della fede; piuttosto, il testo si concentra su un dettaglio più profondo: solo uno dei dieci, un Samaritano, torna a ringraziare Gesù.

Il commento evidenzia un contrasto tra i nove guariti che si allontanano e il Samaritano che viene salvato dalla sua fede, distinguendo chiaramente tra la guarigione fisica e la vera salvezza spirituale che deriva dalla gratitudine e dal riconoscimento di Dio. In ultima analisi, l’oratore afferma che la salvezza è più importante della salute e che l’amore e la fede superano le opere spettacolari come vero segno della presenza di Dio nel mondo.

Guariti ma non Salvati: La Lezione Inattesa del Miracolo che Tutti Crediamo di Conoscere

Introduzione: Oltre il Miracolo

La storia della guarigione dei dieci lebbrosi è uno dei racconti più noti del Vangelo. Evoca un senso di speranza, la potenza di un intervento divino che restituisce vita a chi era stato escluso. Molti pensano che ricevere un miracolo o vivere qualcosa di soprannaturale sia la vetta della fede. Secondo il Vangelo di Luca, questo non è esatto.

C’è qualcosa di più importante di un miracolo.

Questo articolo esplora gli aspetti più profondi e controintuitivi di questo episodio. Scopriremo perché, secondo il racconto evangelico, nove persone hanno ricevuto una grazia straordinaria ma hanno mancato l’essenziale, e perché la loro storia è un monito potente per la nostra vita spirituale.

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Le 4 Rivelazioni dalla Storia dei Dieci Lebbrosi

1. Guarigione e Salvezza non sono la stessa cosa

Il primo, sconcertante insegnamento di questo Vangelo è una distinzione fondamentale: altro è la salute, altro è la salvezza. La salvezza non è semplicemente guarire, ma raggiungere la pienezza. È vivere una vita autentica, arrivare al fondo dell’esistenza.

Il Vangelo è spietatamente chiaro su questo punto. Sebbene tutti e dieci i lebbrosi vengano purificati dalla loro malattia, solo uno di loro viene “salvato”. La statistica del racconto è netta: 10 guariti, uno solo salvato. Questa idea è inquietante perché rivela una verità profonda: è possibile ricevere un dono immenso da Dio, vedere la propria vita trasformata da un evento eccezionale, e non cambiare di una virgola nel proprio cuore. Si può ottenere ciò che si desidera senza incontrare veramente chi ce lo ha donato.

2. La Fede si Dimostra nell’Affidarsi all’Incongruente

Gesù non guarisce i dieci lebbrosi all’istante con un gesto di potere. Invece, dà loro un’istruzione apparentemente illogica: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Secondo la legge, un lebbroso poteva farlo solo dopo essere guarito. Gesù, invece, chiede loro di andare a conclamare la loro guarigione quando sono ancora malati.

Il miracolo si attiva proprio in questo atto di obbedienza paradossale. Il Vangelo nota che essi “furono purificati mentre andavano”. È l’atto di obbedienza fiduciosa a una parola che sembrava non avere senso a innescare la grazia. La vera fede non consiste nell’attendere prove certe per poi agire, ma nell’agire basandosi sulla fiducia in una promessa, anche e soprattutto quando le circostanze sembrano contraddirla.

3. Solo chi Torna Indietro per Ringraziare Incontra Davvero Dio

Una volta avvenuto il miracolo, solo uno dei dieci fa una scelta radicale. Invece di correre dal sacerdote per ricevere l’agognato permesso di rientrare nella società, come fanno gli altri, torna indietro. Ha capito cosa conta veramente: prima c’è da glorificare Dio. Vedendosi guarito, si prostra ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Il Vangelo sottolinea un dettaglio cruciale: “e costui era un samaritano”. Uno straniero.

Qui emerge un’altra lezione, riassumibile nel paragone tra lo “straniero” e il “casalingo”. L’estraneo è colui che ringrazia, che chiede permesso, che è riconoscente. Il casalingo dà tutto per scontato. I turisti vedono le cose belle, gli autoctoni non le notano più da molto. I nove, forse, si sentivano “in diritto” di ricevere quel miracolo. Lo straniero, invece, lo ha riconosciuto come un dono immeritato. È a lui, e solo a lui, che Gesù dice:

Alzati e va. La tua fede ti ha salvato.

Gesù non dice: “La mia potenza ti ha guarito”, ma “La tua fede ti ha salvato”. L’atto di tornare indietro, la gratitudine, è l’espressione di una fede che non si accontenta del dono, ma cerca il donatore. È questo che trasforma una guarigione fisica in un incontro salvifico.

4. Ciò che Converte il Mondo non è lo Straordinario, ma l’Amore

Contrariamente a quanto si possa pensare, la vetta della fede non è assistere o ricevere miracoli. Lo stesso Apostolo Paolo lo afferma con chiarezza disarmante:

se possedessi tanta fede da trasportare le montagne ma non avessi la carità non sarei nulla.

Gli eventi spettacolari possono stupire, ma non sono un segno inequivocabile del divino; la Scrittura stessa ci avverte che, nel libro dell’Apocalisse, le cose spettacolari le fa pure il demonio. Non saranno i miracoli a convertire il mondo, ma la fede che si manifesta nell’amore. È l’amore che mostra Dio in questo mondo. Una vita segnata dalla malattia ma traboccante di un amore “meraviglioso” ha un valore infinitamente più grande di una vita in perfetta salute ma con un amore “ridicolo”.

Perché, in fondo, non è vero che la salute è la prima cosa. La prima cosa è la salvezza.

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Conclusione: Guariti o Salvati?

La storia dei dieci lebbrosi ci insegna che ogni grazia, piccola o grande, è un invito, una via per arrivare a un rapporto più profondo con Dio. Se un dono ricevuto non ci porta a questo incontro, rischia di diventare un nulla, una cosa spettacolare e niente più.

Questo ci lascia con una domanda personale. Nella nostra vita, quante volte siamo stati semplicemente “guariti” dai nostri problemi, ottenendo ciò che chiedevamo per poi correre via, dimenticandoci di tornare indietro per ringraziare? E cosa potrebbe cambiare se, come il samaritano, scegliessimo non solo di ricevere, ma di riconoscere e glorificare la fonte di ogni dono?

Don Fabio

Don Andrea Avanzini

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Nato a Parma il 3/10/1965; ordinato sacerdote l’11/5/1991. Baccelliere in teologia (Il baccellierato canonico in teologia è un diploma canonico, che corrisponde ad una laurea di primo livello in teologia cattolica.). Nomine: Priore di Bannone 1/10/2000; Mansionario della Basilica Cattedrale, 11/10/2004; Amministratore parrocchiale di Castione Baratti, 1/9/2006; Amministratore della Parrocchia di Mamiano dal 2006 al 2009 e, contemporaneamente, Presidente della locale...

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